Suicidio assistito, il ddl è alla Camera ma l’Aula è deserta
Federico Capurso
La legge sul suicidio assistito è ferma da tre anni alla Camera. Pd, M5S e Leu ne chiedono l’approvazione dall’inizio della legislatura. La Corte Costituzionale invita il Parlamento ad occuparsi del tema da due anni. Persino il centrodestra, pur rimanendo contrario al testo partorito dalle commissioni parlamentari, ammette la necessità di affrontare la questione. Eppure, all’approdo in Aula del testo, sono meno di quindici i parlamentari presenti. A metà discussione, il numero scende sotto la decina. «Se la telecamera potesse inquadrare l’emiciclo – interviene il deputato Giorgio Trizzino, del Misto, durante la discussione generale –, farebbe apprezzare un’Aula quasi completamente vuota, sancendo ancora una volta la distanza siderale tra la politica e i diritti civili dei cittadini».
Un’immagine avvilente, richiamata indirettamente anche da Walter Verini, del Pd, che prende la parola per chiedere al Parlamento «una prova di maturità, che richiede senso di responsabilità, volontà e capacità di dialogo». Il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, l’unico leader a intervenire nella giornata di ieri, si limita ad augurarsi «che ci sia una discussione aperta, concreta, senza pregiudizi ideologici». E viene seguito dalle dichiarazioni festanti delle truppe pentastellate, che di fronte all’arrivo in Aula del testo parlano già di «giorno storico per i diritti civili», di «passo avanti per il Paese», come se il passaggio della legge fosse scontato, una questione di ore. Ma passeranno dei mesi. Probabilmente, se ne riparlerà dopo l’elezione del Capo dello Stato, a febbraio. Un tempo nel quale gli sherpa di Pd e M5S sperano di riuscire a smussare ulteriormente gli angoli che rendono indigesta la legge al centrodestra, o quantomeno alle forze più moderate di quel fronte.
I segnali che arrivano dal dibattito a Montecitorio però non sono confortanti. Pd, Leu e M5S contavano di avere l’appoggio di Italia viva e speravano di trovare in Forza Italia un alleato, contando sul fatto che Silvio Berlusconi non avrebbe dato indicazioni di voto ai suoi. Ma sono i renziani a smarcarsi: «Lasceremo libertà di coscienza», annuncia la deputata di Italia viva Lucia Annibali durante la discussione, mentre gli Azzurri si schierano in difesa del «valore supremo della vita». Il centrodestra appare compatto, pur con le dovute sfumature al suo interno. La Lega apprezza lo sforzo di mediazione, ma si dichiara insoddisfatta del testo e dunque contraria. Dai banchi di Fratelli d’Italia, poi, emergono posizioni ancora più dure: «Riteniamo pericolose le aperture della Consulta», dichiara Carolina Varchi, capogruppo di FdI in commissione Giustizia, «e rifiutiamo totalmente questa cultura dello scarto».
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