Sanremo: Fiorello, il grande boh

LUCA DONDONI

SANREMO. «Il Festival non sarebbe diventato quello che è oggi e come è visto oggi se l’anno scorso non ci fossero stati i Måneskin e questo è un bene per noi, per loro e per tutto lo spettacolo italiano». A 47 giorni dalla partenza del Festival di Sanremo 2022 e poche ore prima della gara che questa sera decreterà i giovani che entreranno in gara, Amadeus, i vertici Rai e il sindaco della cittadina ligure Alberto Biancheri hanno ricordato i trionfatori dell’anno scorso e fatto il punto della situazione confermando che i nodi da sciogliere, prima di poter raccontare lo show che verrà, sono ancora parecchi.

Il primo è quello che riguarda la presenza di Fiorello al fianco del direttore artistico. Lo showman durante la finale 2021 – attaccata da molti nonostante lo sforzo di andare in onda durante la pandemia e senza pubblico all’Ariston – aveva detto: «Voglio fare un in bocca al lupo a chi verrà dopo di noi, vi auguro la platea dell’Ariston piena. Ci vuole il pubblico anche in mezzo all’orchestra, una moltitudine di ospiti internazionali, la folla fuori dal teatro. Deve essere un Festival pieno di gente ma deve andare malissimo». Un anatema che fece arrabbiare i vertici Rai e, si dice, creato un forte imbarazzo tra i due amici per la pelle. Proprio per questo Fiorello, chiamato a far parte di un inaspettato «Amadeus Ter», non sarebbe felicissimo di tornare al festival, anche solo per una sera come si è vociferato. La Rai è sulle spine e Amadeus nelle more: «Fiore è stato fondamentale negli ultimi due anni ma oltre ad essere un amico fraterno è un grande showman. Mi auguro che ci sia anche quest’anno anche se abbiamo un accordo: non si parla mai di Sanremo se non 20 giorni prima. Intanto sto pensando a qualcosa di diverso da quello che è successo negli ultimi due anni e la leggerezza, il divertimento, l’intrattenimento oltre le canzoni ci sarà, non vi preoccupate: appartiene al mio modo di fare spettacolo». Il secondo nodo da sciogliere, ma qualcuno parla di una vera e propria tegola sulla testa della Rai, riguarda l’abbandono di Tim che dopo cinque anni non sarà più il marchio che ha portato la voce di Mina nelle nostre case o l’Amadeus in versione ballerino. Dopo cinque anni – quattro come sponsor unico – la società di telecomunicazioni da pochi giorni guidata dal direttore generale Pietro Labriola e dal presidente Salvatore Rossi, ha deciso di non rinnovare il supporto all’evento. «Nessun problema –. dicono i dirigenti Rai – abbiamo la coda di brand che vogliono mettere il loro nome accanto a quello del festival di Sanremo; quanto prima conoscerete chi sarà della partita».

Amdeus non si è poi sottratto alle domande sui Jalisse che avevano polemizzato per la loro venticinquesima esclusione dalla kermesse che vinsero nel 1997 con “Fiumi di Parole” e che si considerano «vittime di pregiudizio». «Io valuto la canzone e non ritenevo la loro adatta al mio Festival – ha detto Ama –. Niente contro i Jalisse, così come niente contro gli altri 320 esclusi. Credo che la cosa più importante sia quella di lavorare e non lamentarsi perché la lamentela non rende mai merito alla storia di un cantante. Mi hanno insegnato a lavorare sodo e non pensare che ci sia sempre un complotto contro qualcuno. Lavora e magari le cose possono migliorare. Solo così magari in futuro ci sarà un’altra occasione per loro».

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