Tensione in Libia, uomini armati circondano l’ufficio del premier a Tripoli
I signori della guerra libici non sembrano avere alcuna intenzione di lasciare il campo a un processo democratico e, a meno di dieci giorni dalle previste elezioni presidenziali che dovrebbero riportare la stabilità in Libia, fanno parlare le armi. In tarda serata un gruppo di uomini armati ha circondato – senza per il momento entrarvi – la sede del governo a Tripoli e l’ufficio del premier Abdul Hamid Dbeibah. Secondo alcune fonti, sarebbero entrati nel ministero della Difesa. Il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed al Menfi, ha richiesto l’intervento di forze di sicurezza e, riferiscono i media libici, insieme ad altri membri dello stesso Consiglio è stato trasferito in un luogo sicuro dopo aver ricevuto informazioni sul piano delle milizie di assaltare le loro abitazioni. Parti della capitale sono inoltre rimaste senza elettricità e piombate nel buio.
A far scoppiare una tensione latente e mai veramente sopita tra le varie fazioni armate del Paese, sarebbe stata la decisione dello stesso Menfi, in qualità di Comandante supremo delle forze armate, di sollevare dal suo incarico il comandante del distretto militare di Tripoli, Abdel Basset Marwan, vicino a potenti milizie locali, e di nominare al suo posto il generale Abdel Qader Mansour. «Non ci saranno elezioni presidenziali in Libia, chiuderemo tutte le istituzioni statali», ha tuonato il leader della Brigata al-Samoud, Salah Badi, misuratino nella lista nera del Consiglio di sicurezza dell’Onu dal 2018 per aver più volte tentato di rimuovere dal potere l’allora Governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj e per aver condotto azioni armate nella capitale causando vittime civili. Badi ha anche lanciato un duro attacco contro la Consigliera speciale delle Nazioni Unite, Stephanie Williams, che ieri si era recata proprio a Misurata per incontrare le autorità locali, ma anche leader militari e di gruppi armati, in vista delle elezioni. «Il suo ruolo in Libia è criminale», ha detto Badi criticando l’intero processo elettorale. Le elezioni, che dovrebbero traghettare la Libia fuori dal caos a dieci anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, erano già appese a un filo dopo che sabato scorso a due settimane dal voto l’Alta Commissione elettorale libica (Hnec) aveva annunciato il rinvio sine die della pubblicazione della lista definitiva dei candidati presidenziali spiegando di dover ancora “adottare una serie di misure”, ma bloccando di fatto anche la già breve campagna elettorale. Sembra dunque sempre più improbabile che alla vigilia di Natale si svolga la sfida fra il generale Khalifa Haftar, il figlio del colonnello Seif al Islam Gheddafi e lo stesso premier Dbeibah.
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