L’Europa costretta a fare dietrofront: altri Paesi pronti a blindare i confini

Marco Bresolin

DALL’INVIATO A BRUXELLES. Mezza giornata. Tanto sono durati i malumori della Commissione europea per la decisione del governo italiano di imporre il tampone anche ai viaggiatori vaccinati. Con il passare delle ore, lo «stupore» fatto filtrare da Bruxelles per la mossa del governo Draghi è via via scemato. E così, poco prima di cena, anche a Palazzo Berlaymont allargavano le braccia. Convinti che l’Italia non abbia rispettato alla lettera il regolamento del Certificato Covid Ue (la mail con la notifica ufficiale del provvedimento è arrivata soltanto alle 13,30 di ieri e dopo i solleciti), ma consapevoli del fatto che la situazione epidemiologica attuale non lasci scampo. Tanto che ora si attendono decisioni simili da parte di altri governi, terrorizzati dall’ultimo report dell’agenzia europea per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc): con la variante Omicron – hanno sentenziato gli esperti di Stoccolma – «i dati suggeriscono una riduzione dell’efficacia del vaccino nel contrastare l’infezione».

La questione sarà «parte della discussione» durante il summit Ue di oggi, come conferma una fonte del Consiglio. Ma non ci sarà alcun processo a Mario Draghi. Tutt’altro: i leader – preannuncia un diplomatico – vogliono tenersi le mani libere rispetto ai vincoli imposti dal regolamento Ue e molti di loro potrebbero introdurre misure simili a quelle italiane. Il governo di Atene lo ha già fatto ieri sera, annunciando che a partire da domenica per entrare in Grecia anche i viaggiatori vaccinati o guariti dal Covid dovranno esibire il risultato di un tampone (molecolare) negativo. La mossa italiana, all’apparenza controcorrente, rischia così di essere l’apripista di una nuova fase. La prima pedina di un effetto-domino destinato a travolgere il Certificato Covid Ue: con l’avanzare della variante Omicron, il Green Pass europeo potrebbe non essere più sufficiente per garantire la libera circolazione.

C’è un aspetto molto significativo che non andrebbe sottovalutato. I primi Paesi ad aver introdotto l’obbligo di tampone per i vaccinati, sconfessando così il principio alla base del Certificato Ue, sono stati il Portogallo, l’Italia e la Grecia (oltre all’Irlanda). Guarda caso proprio tre tra i Paesi a vocazione turistica che più si erano battuti all’inizio dell’estate per introdurre questo strumento. Il fatto che ora abbiano fatto un passo avanti, sancendo la centralità del tampone per i viaggi, la dice lunga sullo stato di salute del codice QR che fino a poche settimane fa veniva sbandierato come esempio di coordinamento a livello europeo.

La Commissione non può certo gioire per questa situazione. Anche oggi Ursula von der Leyen insisterà sulla necessità di favorire un approccio coordinato, ma lei stessa ha preso atto del fatto che lo scenario sta cambiando e che i governi devono agire «velocemente». Forse l’Italia è andata un po’ oltre con la scelta di imporre la quarantena ai cittadini non vaccinati, ma questa parte del provvedimento viene percepita a Bruxelles come una mossa per incentivare comunque la popolazione a vaccinarsi, in linea con il Green Pass rafforzato.

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