L’Europa costretta a fare dietrofront: altri Paesi pronti a blindare i confini
L’Ue ha sempre scelto di non fare discriminazioni tra chi è immunizzato e chi no. Era uno dei princìpi alla base del Certificato Covid all’inizio dell’estate, quando la disponibilità dei farmaci era limitata. La Commissione ha poi mantenuto questa impostazione il mese scorso, quando ha presentato la sua ultima raccomandazione: anche oggi che i non vaccinati sono tali per libera scelta e non per mancanza di fiale, per l’Ue non dovrebbe esserci disparità di trattamento quando si tratta di libertà di circolazione. «Ma non è detto che la strategia italiana sia del tutto sbagliata» fa notare una fonte Ue, evidenziando il «paradosso» che si è creato in seguito alle scelte di Portogallo e Irlanda. Per entrare in questi due Paesi è obbligatorio avere il tampone, a prescindere dallo status di vaccinazione. Così facendo, però, si penalizza soltanto chi è immunizzato. L’obbligo di quarantena deciso da Roma, invece, mantiene un effetto deterrente per i non vaccinati.
Certo, il governo Draghi ha adottato il provvedimento senza rispettare alla lettera le liturgie previste dal regolamento Ue. Fonti italiane assicurano che una prima informazione con i contenuti dell’ordinanza era stata trasmessa a Bruxelles già martedì sera, ma la Commissione non l’ha considerata come una notifica ufficiale. Tanto che ieri, a mezzogiorno, un portavoce ha bacchettato Roma chiedendo una comunicazione formale, con l’indicazione delle misure e soprattutto le motivazioni «che devono essere proporzionali, giustificate e limitate nel tempo». La notifica formale è arrivata (alla Commissione e agli altri Stati membri) intorno alle 13,30, dunque meno di 48 ore prima dall’entrata in vigore del provvedimento. Ma il governo è convinto di non aver violato il regolamento, visto che l’articolo 11 dice che lo Stato deve informare la Commissione «se possibile 48 ore prima dell’introduzione delle nuove restrizioni». Il termine, dunque, non sarebbe perentorio.
LA STAMPA
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