La battaglia sulla stretta, il Governo si divide sui tamponi

Paolo Russo

ROMA. Omicron rende nervosa la maggioranza, già alle prese con il rebus del Colle e ora divisa su quali armi affilare per contrastare la variante che minaccia di far dilagare i contagi, mettendo in quarantena mezza Italia da qui a meno di un mese. A tre giorni dalla cabina di regia e dal Consiglio dei ministri che dovrà varare il decreto di Natale è partita la guerra dei veti. Il ministro della Cultura Dario Franceschini alza un muro davanti al collega Roberto Speranza che vorrebbe tamponare anche i vaccinati che vanno al cinema, al teatro, allo stadio e in qualsiasi luogo affollato. Renato Brunetta fa storcere il naso anche ai forzisti quando insiste per estendere l’obbligo del vaccino a tutti i lavoratori e non solo ai travet pubblici. Il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini respinge ai mittenti rigoristi la proposta di far scendere, non solo da aerei, navi e treni ad alta velocità, ma anche da bus e metrò i non vaccinati e i ritardatari della terza dose. Mentre Matteo Salvini e il moderato ministro del turismo Massimo Garavaglia tirano su le barricate contro qualsiasi proposta di chiusura. Compresa quella di un lockdown limitato al Capodanno, che darebbe però una bella mazzata a ristoratori, albergatori e discoteche che hanno già iniziato a raccogliere prenotazioni e a fare ordini.

È una maggioranza divisa quella che avanza verso la meta di giovedì, quando il premier scoprirà le carte che più contano: le sue. Che qualcosa si farà lo ha detto a chiare lettere nella conferenza stampa con il cancelliere tedesco Scholz. Ma cosa, dipenderà dai numeri. Prima di tutto quelli della flash survey lanciata oggi dall’Iss e che mercoledì dovrebbe dire quanto è diffusa Omicron nel Paese. Le sequenze del virus depositate ieri alla banca dati internazionale Gisaid dicono che la sua presenza in cinque giorni è salita dallo 0,5 all’1,1%. Ma secondo più di un epidemiologo sarebbe in realtà già vicina ad aver messo la firma in un caso su dieci.

Certo è che se domani la percentuale fosse a doppia cifra Draghi potrebbe essere spinto a scegliere dal mazzo delle misure quelle più drastiche, partendo dall’obbligo vaccinale esteso all’intera popolazione attiva nel mondo del lavoro. Perché se ancora non è chiaro in che misura la Omicron faccia finire in ospedale, è oramai praticamente certa la sua maggiore contagiosità, superiore di due, se non tre volte alla Delta. E questo significa che anche da noi, come Oltremanica, si potrebbero sfiorare i 100 mila positivi al giorno. Che corrisponderebbero a circa un milione di persone da mettere in isolamento ogni giorno, perché in media ogni contagiato ha contatti stretti con almeno 10 persone. Se così fosse è chiaro che il Paese non reggerebbe, venendo a mancare chi fa camminare treni e bus, funzionare gli ospedali, o chi ogni mattina al negozio o al supermercato ci consente di fare la spesa. Senza contare l’impatto sui ricoveri di un aumento vorticoso dei contagi, nel caso non fosse compensato da una minore incidenza di casi gravi.

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