Quirinale, Gubitosa (M5s): “Non poniamo veti. Sì a un nome di centrodestra purché sia di alto profilo”
di Matteo Pucciarelli
Michele Gubitosa, uno dei cinque vicepresidenti del M5S, dice
che il suo partito sul Quirinale “non pone veti”. Ne consegue che anche
un nome di centrodestra potrebbe andar bene, se “di alto profilo”.
Tutto pur di non mandarci Mario Draghi, verrebbe da pensare. Ma questo
Gubitosa non lo dice.
Ha sentito le parole di Draghi, cosa ne pensa?
“Ho apprezzato molto le sue parole, il presidente del Consiglio ha
spiegato che occorre portare avanti la campagna vaccinale, affrontare la
recrudescenza della pandemia, spendere bene i fondi del Pnrr e lavorare
per superare i vincoli del patto di stabilità. Su quest’ultimo punto
ricordo che archiviare l’austerità è una battaglia storica del M5S. E
poi ha detto che serve continuità nell’azione di governo, non ci
possiamo permettere instabilità”.
Ma a lei non pare che si sia autocandidato al Quirinale?
“Non la vedo così, ha manifestato la sua volontà di restare al servizio del Paese”.
Esiste la possibilità di un accordo trasversale tra le forze
politiche per mandare Draghi al Quirinale e proseguire comunque con la
stessa maggioranza?
“Ripeto, qui la priorità assoluta è la stabilità politica per portare avanti la battaglia contro il Covid. Il resto viene dopo”.
In generale per il M5S qual è un profilo adatto per il Colle?
“In questo momento, in chiusura di legge di bilancio, non è giusto fare
fughe in avanti sui nomi. Però dico che per il M5S, se si parla di
figure di alto profilo politico e istituzionale, non ci sono pregiudizi.
Non mettiamo veti e non siamo prevenuti, lo specifico affinché nessuno
pensi di utilizzarci come scusa per dire no a qualcuno”.
A parte Silvio Berlusconi. O i “veti” cadono anche su di lui?
“Su di lui ci siamo già espressi, non avrà i nostri voti”.
Il retroscena
Passerete comunque da un voto online con la vostra base?
“Ora dobbiamo approvare la legge di bilancio, dopodiché a gennaio
entreremo nel vivo della discussione e valuteremo. Serve un presidente
che unisca e non che divida, intanto fa bene Giuseppe Conte a voler
dialogare con tutte le forze in Parlamento”.
Pd e Leu sono interlocutori privilegiati in questa fase di trattativa?
“Con loro c’è un confronto continuo ma tutti i partiti devono essere
coinvolti, anche perché la figura del Capo dello Stato deve trovare il
consenso di un’ampia maggioranza”.
A proposito: perché in Europa non siete entrati nel gruppo socialista?
“Guardi, la trattativa in realtà è ancora in corso, lo dicevo anche
prima, con il Pd c’è una visione comune sul superamento del patto di
stabilità e sulla crescita”.
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