La nuova strada della solidarietà: una sfida anche per la Germania

Come ministro delle Finanze, Scholz aveva svolto un ruolo positivo nei negoziati Ngeu, in stretto contatto con la sua controparte francese Bruno Le Maire e a fianco della cancelliera. Ma la nuova coalizione di governo include anche i liberali, che in tema fiscale sono molto più conservatori, così come lo è la Bundesbank. I Verdi sono favorevoli alla solidarietà, ma il contratto di coalizione siglato fra i tre partiti dice poco sul tema del Patto e del debito comune, e ciò che dice è prudente se non ambiguo.

La volontà politica espressa dai governi deve tenere necessariamente conto dell’opinione pubblica. E su questo fronte arriva per fortuna una buona notizia. Gli orientamenti favorevoli alla solidarietà finanziaria fra Paesi sono diventati maggioritari in tutta l’Unione, in buona parte per effetto della pandemia. La percentuale media di cittadini solidali è pari al 68% nei Paesi del Sud e al 72% in quelli dell’Est. Persino nei Paesi frugali i solidali rappresentano il 59%, mentre in Germania sono il 62%. In quest’ultima nazione, più della metà dei solidali sarebbe addirittura disposta a finanziare con un contributo personale di solidarietà pari all’1% del proprio reddito trasferimenti ad altri Paesi in caso di forte disoccupazione, impatto del mutamento climatico, epidemie e disastri naturali. Certo, vi sono anche non trascurabili minoranze contrarie. Ma l’alibi che nello scorso decennio i Paesi del Nord, Germania compresa, ha giustificato la predilezione per l’austerità è sempre stato: i nostri contribuenti non vogliono. Forse è stata anche la consapevolezza del nuovo umore della propria opinione pubblica che ha a suo tempo spinto Angela Merkel ad abbandonare i frugali. C’è da sperare che così resti anche per i nuovi leader di Berlino, in modo che la coalizione «semaforo» possa mantenere il colore verde per la costruzione di una solidarietà pan-europea. Non nel nome di una Unione di trasferimenti «assistenziali», ma per salvaguardare l’interesse comune di tutti i Paesi alla crescita e alla prosperità.

CORRIERE.IT

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