Vaccini, la scelta obbligata
ANTONELLA VIOLA
Non mi nasconderò dietro a un giro di parole: non mi aspettavo una situazione così complicata per questo Natale. L’arrivo dei vaccini, la loro alta efficacia, dimostrata prima negli studi clinici e poi sul campo, la risposta tutto sommato buona della popolazione italiana all’invito a vaccinarsi mi avevano indotto a pensare che non avremmo più vissuto momenti difficili. Certo, immaginavo che i contagi sarebbero aumentati durante l’inverno e che i non vaccinati avrebbero affollato gli ospedali, ma credevo anche che tutto si sarebbe risolto nella gestione di una nuova normalità, più complessa e fatta di Green Pass e mascherine, laddove necessario. Invece, come stiamo osservando, le cose sono andate diversamente.
La prima doccia fredda è arrivata dagli studi che hanno dimostrato la perdita di efficacia dei vaccini dopo 5-6 mesi. Questo ha comportato un aumento nella circolazione del virus e persino la necessità di ricoveri in ospedale per alcune persone vaccinate e fragili. Non siamo tutti uguali dal punto di vista immunologico e, purtroppo, ci sono persone che hanno un sistema immunitario più debole, o che risponde meno bene alle vaccinazioni o, ancora, che non mantiene la protezione alta nel tempo. Se l’efficacia dei vaccini nei confronti della malattia severa cala all’84% dopo 5 mesi (valore tra l’altro ancora altissimo, considerando che il vaccino anti-influenza ha una efficacia che va dal 30% al 60%), a causa dell’alta circolazione virale, molti rischiano di ammalarsi, anche se vaccinati. Tuttavia, è grazie a questa protezione ancora molto alta che, in questo momento, nonostante il grande numero di positivi, la situazione negli ospedali è pesante ma non drammatica. La riduzione dell’efficacia dei vaccini è il motivo che ha spinto i governi di tutti i Paesi ad iniziare la somministrazione dei richiami che, insieme all’arrivo del vaccino per i bambini sopra i 5 anni di età, avrebbe dovuto riportare la situazione epidemiologica sotto controllo. Ma, purtroppo, è arrivata Omicron: la seconda doccia fredda.
Omicron ha spiazzato tutto e tutti. E’ una variante molto diversa dalle precedenti sfumature con cui il Sars-CoV-2 si era presentato, così diversa da costringere i virologi a domandarsi quale sia la sua origine. Tra le ipotesi si sta facendo largo quella del passaggio in animali, probabilmente ratti, dove il Coronavirus avrebbe avuto il tempo di mutare e poi tornare a infettare gli uomini. I dati che arrivano dal Sud Africa e, adesso, dal Regno Unito ci mostrano un virus estremamente contagioso (tempo di raddoppio dei contagi di 2,5 giorni) e immunoevasivo, in grado, cioè, di nascondersi bene agli anticorpi prodotti con la vaccinazione o durante un’infezione precedente. Questo significa che arriverà un’ondata di contagi che colpirà anche chi è guarito o è stato vaccinato. La macchina che si era quindi messa in moto per i richiami ora dovrà correre: per difenderci da Omicron serve riattivare il sistema immunitario. Anche perché, nonostante qualche dichiarazione avventata, i primi dati arrivati dal Regno Unito ci dicono che Omicron non è clinicamente diversa da Delta. Ancora una volta, il virus non si è rabbonito e, invece, è diventato sempre più contagioso.
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