Covid: nell’epoca del rischio

A voler ragionare in grande penso che dal punto di vista socio-politico la variante Omicron ci porti a fare un ulteriore e ampio passo in avanti dentro la società del rischio, per dirla con un famoso libro del sociologo tedesco Ulrich Beck, che scriveva negli anni di Cernobyl e della mucca pazza. La seconda modernità, la fase in cui il progresso ha perso la sua innocenza, la lunga stagione in cui le società devono fare i conti con i guai creati da loro stesse, è fatta di questa pasta. E il successo delle politiche di crescita si gioca nell’interazione stretta tra policy e comportamenti sociali, molto di più che in passato anche perché il contrasto al rischio collettivo chiede di far ricorso alla responsabilità individuale, alle scelte di ciascuno come dimostrano le querelle su vaccinazione e libertà. Molte saranno le novità legate alla società del rischio — pensiamo solo al ruolo degli esperti come i virologi che sarà destinato a crescere e forse a tracimare — ma fortunatamente la pandemia ci ha regalato un’inedita reattività della società italiana. La quotidianità è andata al galoppo (sempre Beck). E la percentuale dei vaccinati ci ha regalato il brivido, sconosciuto per noi, di vedere realizzata l’utopia di una modernità responsabile. Di cui certamente avremo grandissimo bisogno, quando una volta sconfitto il Coronavirus, si pareranno davanti a noi almeno altre due grande sfide come la transizione ecologica e il debito.

E allora, per tornare ai giorni nostri, lo sforzo che si deve chiedere alle autorità è quello di costruire risposte di sistema di fronte alla varianza della domanda di sicurezza. Risposte che puntino, non ultimo, alla valorizzazione dei soggetti sociali. Ad avvicinare norme e popolo. Del resto come sarebbe ripartito il Pil senza il protocollo imprese-sindacati dell’aprile 2020? Come sarebbe stata ricucita la società se il Terzo settore non si fosse fatto carico, a mo’ di supplenza, della relazione con gli ultimi? Con tutto il rispetto dei partiti e della dialettica tra di loro, specie in prossimità delle elezioni del presidente, l’errore che non va commesso è quello di confondere i piani tra politica e sanità. Il puntiglio di uno o due ministri non può valere più di un segnale di sano incoraggiamento ai sì vax.

CORRIERE.IT

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