Covid, lunedì si torna in classe, ma la scuola è davvero sicura? Quello che è stato fatto è quello che non è stato fatto
GIACOMO GALEAZZI
ROMA. La scuola come anello debole della strategia anti-Covid. Cinque provvedimenti in un mese e mezzo non sono bastati, secondo presidi, sindacati e famiglie, a mettere realmente in sicurezza il ritorno in classe dopo le vacanze natalizie. Non è stata realizzata l’areazione meccanica nelle aule, non sono state ridotte le classi pollaio e gli infermieri che erano stati dati alle scuole sono stati ripresi dalle Asl. I tamponi mai arrivati e le “mascherine-lenzuolo” inadeguate. Alla centralità dell’istruzione nella vita di studenti e genitori non corrisponde un effettivo adeguamento di strutture e procedure a causa di una serie di interventi mai attuati. Ciò che è stato fatto non sembra compensare ciò che ancora manca, tra alcune, ritardi e misure inapplicate. Le segnalazioni dei vari protagonisti del mondo della scuola convergono nell’indicare una pericolosa distanza tra regole “sulla carta” e precauzioni anti-contagio concretamente rispettate. Da lunedì nella scuola dell’infanzia i docenti devono indossare le mascherine Ffp2, così come nelle classi delle primarie e secondarie dove ci sono alunni che non hanno la mascherina perché esentati per specifici motivi. Le nuove regole per la gestione delle quarantene stabiliscono, poi, che alla materna, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attività per 10 giorni. Mentre alle elementari con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad (didattica a distanza) per 10 giorni. Alle medie e superiori la norma prevede invece tre diversi step: con un caso di positività si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l’autosorveglianza e l’obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi è vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, i non vaccinati e i vaccinati e guariti da più di 120 giorni vanno invece in dad; con 3 positivi, tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni. Fino alla fine di febbraio nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, gli studenti che dovranno fare autosorveglianza potranno essere sottoposti a test gratuitamente.
Lacune e ritardi
Non è stata realizzata
l’areazione meccanica delle classi, non sono state ridotte le classi
pollaio e in molte regioni gli infermieri che erano stati dati alle
scuole sono stati ripresi dalle aziende sanitarie locali. Gravi
difficoltà anche per i tamponi T0 e T5. Alcune classi hanno atteso anche
tre settimane il tampone T0 che non è mai stato fatto. Da qui la
protesta dei presidi. «Si parla di rientro in sicurezza a scuola, ma il
problema serio non sono tanto i protocolli quanto il modo in cui vengono
applicati- racconta Antonio Cavallaro, rappresentante dei genitori in
una scuola elementare calabrese e padre di padre di Giuseppe-. Lo
dimostrano le “mascherine-lenzuolo” che vengono fornite e che non sono
adeguate al viso dei bambini. Non ho la possibilità (perché mi viene
proibito) di dare mascherine alternative a mio figlio e devo usare
queste cineserie enormi che non servono a nulla. Così è stata salvata la
forma: la scuola si assicura che ogni bambino usi una mascherina
pulita, anzi due, visto che vengono cambiate a ora di pranzo. Ma non la
sostanza perché le mascherine che indossano non sono adeguate». Aggiunge
Antonio Cavallaro: «In più c’è questo mantra della sicurezza che non si
capisce su cosa si basi. In questi due anni non è stato fatto nulla per
mettere in sicurezza le classi (ad eccezione degli inutili banchi a
rotelle)».
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