Houellebecq ovvero la coppia eterosessuale contro l’Apocalisse

L’equivoco secondo cui Houellebecq sarebbe uno scrittore nichilista non lascia in questo romanzo più nessun appiglio. Nichilista è semmai la logica del mondo contro la quale Houellebecq si scaglia, non la sua poetica, né tantomeno la sua filosofia politica, un conservatorismo che come ha scritto egli stesso “è una fonte di progresso”, soprattutto perché il progressismo vero e proprio ai suoi occhi si è trasformato in uno stupido elogio della novità, qualsiasi essa sia. Si arriva così al cuore più delicato e creaturale di “Annientare”, il confronto con l’eutanasia.

“La vera ragione dell’eutanasia – fa dire Houellebecq a uno dei personaggi di “Annientare”– è che non sopportiamo i vecchi, non vogliamo nemmeno sapere che esistono. Quasi tutte le persone oggi ritengono che il valore di un essere umano diminuisca con l’aumentare dell’età”. Ad aprile scorso, su Le Figaro, Houellebecq aveva scritto che “un paese – una società, una civiltà – che legalizza l’eutanasia” perde immediatamente “ai suoi occhi il diritto al rispetto”. A quel punto “non solo è legittimo ma diventa auspicabile distruggerla”. Contrapposto al suicidio assistito occidentale, in Houellebecq c’è ancora una volta l’amore, il tema che domina in controluce l’intera sua opera, ma che mai come in questo romanzo era stato così limpidamente portato in superficie. Scrive: “L’entità formata da una coppia, e più precisamente da una coppia eterosessuale, resta la principale pratica di manifestazione dell’amore”. Né il potere, né la conoscenza, né la tecnologia, né la sovversione, né la politica pare possano frenare l’Apocalisse in corso. L’unica barricata possibile contro l’annientamento è un regno in cui si vive in due.

L’HUFFPOST

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