Giorgetti ha un piano: Draghi al Colle, Salvini all’opposizione

Per capire la conclusione, occorre ripartire dalle premesse, soprattutto se la conclusione è il giudizio che Giancarlo Giorgetti ha consegnato ai suoi dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì, piuttosto ultimativo: “La stagione politica del Governo Draghi è finita, Covid o non Covid il tema è questo, inutile girarci attorno”. E probabilmente, nel giudizio c’è anche la ragione della sua assenza dalla riunione di Governo di qualche ora prima, perché è complicato, per il principale sponsor di questo Governo, esserne colui che lascia intendere dove si andrà a finire. Però Giorgetti, che annunciò l’arrivo di Draghi sei mesi prima e che sei mesi prima del Colle lo ha candidato alla presidenza della Repubblica per un semipresidenzialismo di fatto, è uno che non parla mai a caso, anzi è una specie di barbuta Cassandra, per fiuto e sistema di relazioni.

In premessa, dicevamo, c’è anche l’inabissamento di Salvini, inteso come quasi assenza dal dibattito pubblico. A chi gli chiede dei provvedimenti sul Covid, che rappresentano l’opposto di quel vuole, scrolla le spalle e dice: “Chiedete a Giorgetti, non mi occupo di Governo”. A chi gli chiede di Quirinale dà risposte buone per tutto e il suo contrario. A Silvio: “Io ti sostengo lealmente, ma sei sicuro che hai numeri?”, dobbiamo comunque avere il piano B. Agli altri: “serve un tavolo, ci confronteremo con tutti”. Insomma è coperto, ma con un obiettivo, che al momento più che una strategia è un moto dell’animo: liberarsi della morsa del Governo e dell’erosione di Giorgia Meloni per colpa della linea fin qui seguita da Giorgetti, che pare un gioco di parole ma è la sostanza politica di questo anno.

Bene, ora lo svolgimento. E c’è davvero da dare un premio al self control e alla abilità politica di Renato Brunetta, per come nel corso del Cdm ha svolto un ruolo di regia aiutare il premier a portare a casa i provvedimenti di fronte a un atteggiamento della Lega mai così belligerante. E così quando Massimo Garavaglia, uomo di Giorgetti, ha minacciato sfracelli in caso di estensione del Super Green Pass nei luoghi di pubblico servizio, ha proposto di estendere il Pass normale, che comunque è un passo in avanti. Ha poi tenuto il punto quando sempre Garavaglia ha sbattuto sul tavolo la proposta, che in cabina di regia non era stata avanzata, del Tfr per chi è sospeso dal lavoro. Una provocazione plateale accompagnata da un messaggio neanche tanto cifrato che si è sentito sussurrare nell’orecchio, sempre a Cdm in corso, la delegazione di Forza Italia al Governo: “Non potete volere Berlusconi al Colle e fare come vi pare sui vaccini, così vi giocate Berlusconi”.

Parole che non sono una voce dal sen fuggita, ma pronunciate anche per essere riferite. E rispetto alle quali la calma olimpica di Brunetta è stata pari al brivido, poco olimpico, che ha percorso la schiena di Mariastella Gelmini, più agitata dalla minaccia. Tradotto: finora abbiamo scherzato ma nel segreto dell’urna – una notte in cui tutti i franchi tiratori sono neri – una parte saranno quelli leghisti, quindi tanto vale che l’ingombrante Cavaliere inizi a ragionare e proponga Draghi come vorrebbe Gianni Letta con le buone e Giorgetti con le cattive. E questo spiega le conclusioni della Cassandra leghista: “Questa stagione politica è finita”, accompagnata da un’altra frase anch’essa da tradurre: “Di fatto è nata la maggioranza Ursula”.

In verità, se Draghi avesse voluto questa maggioranza sarebbe nata in un minuto, se cioè avesse voluto forzare sulla proposta con cui era entrato in Cdm, di estensione dell’obbligo a tutti i lavoratori ma, a urne del Quirinale convocate per il 24 gennaio, il premier ha voluto evitare rotture. Però tutto questo racconta di una discussione che, di fatto, è già aperta sul “dopo” perché se si parla di Quirinale, in questo incastro, si parla anche di Governo.

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