Salvini non abbassa la guardia: serve un cambio di marcia ma avanti con Draghi premier
di Cesare Zapperi
Il segnale della Lega che dopo il nucleare attacca sull’immigrazione. Il leader smentisce le voci su un possibile addio alla maggioranza di governo
Un giorno il caro bollette, un altro il ritorno al nucleare, l’altro ancora la politica dell’immigrazione. Matteo Salvini mette sempre nuovi temi sul tavolo e invoca dal governo «un cambio di marcia» che a qualcuno fa maliziosamente sospettare una strategia di uscita dall’esecutivo post voto sul Quirinale, ma allo stesso tempo fa diffondere una nota per smentire desideri di rottura. Il segretario del Carroccio, si fa sapere al fine di evitare «fraintendimenti o ricostruzioni fallaci», non «sta progettando alcuna uscita dal governo: la Lega intende rimanerci, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, per completare il lavoro». Di più, si coglie anche l’occasione per ricordare che il partito ha «una radicata tradizione di governo: amministra da decenni centinaia di Comuni e Regioni importanti» e, per soprammercato, quando Salvini «è stato vicepremier e ministro la Lega ha saputo raddoppiare i consensi nel giro di un anno».
Una nota che ha quasi il sapore di una escusatio non petita, resa necessaria dopo lo scontro in Consiglio dei ministri sull’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 anni. Mercoledì si è consumato uno strappo e non è stato fatto nulla per nasconderlo. Ufficialmente Salvini rimane convinto che Draghi debba continuare nel suo impegno a Palazzo Chigi, lasciando sgombro il terreno su cui si giocherà la partita del Quirinale. E tuttavia, l’impiego della formula «cambio di marcia» e l’accento posto su temi come il nucleare e l’immigrazione non rendono sereno il rapporto con i partner della maggioranza (e infatti è un fiorire di precisazioni, polemiche, botta e risposta che rendono manifesta la fibrillazione).
A riprova di un rapporto di reciproca attenzione che si è andato consolidando nelle ultime settimane, l’unico che non si scompone per le uscite salviniane è Matteo Renzi che derubrica le scintille di questi giorni come «normali discussioni interne». Le prese di posizione della Lega, rimarca il leader di Italia viva, «non preoccupano» perché il governo, anche grazie all’apporto del suo partito «è più forte di un anno fa».
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