Idea Gentiloni, se Draghi va al Quirinale

Marco Bresolin, Ilario Lombardo

C’è un grande convitato di pietra al tavolo delle trattative sul Quirinale che si chiama Europa. Ed è anche in funzione di questo protagonista indiscusso della vita politica italiana che, all’interno della maggioranza, e a Palazzo Chigi, chiunque azzardi un’ipotesi su chi potrebbe prendere il posto di Mario Draghi lo fa sapendo che il profilo del probabile premier dovrà rispondere a un doppio impegno con Bruxelles e con i partner europei: sugli investimenti del Next Generation Eu e sui negoziati per cambiare il Patto di Stabilità. Ecco perché sullo sfondo dei nomi fatti filtrare negli ultimi giorni dai partiti, riappare quello del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.

La suggestione nasce già mesi fa, in autunno, quando si cominciava a immaginare l’epilogo quirinalizio di Draghi. Ma nelle ultime ore sta prepotentemente raccogliendo più consensi perché figlia di un preciso ragionamento. Due giorni fa La Stampa ha scritto che, nel caso in cui Draghi fosse eletto presidente della Repubblica, il futuro governo avrebbe buone chance di ritrovare un format più squisitamente politico. E il nome che spunta più di altri da queste previsioni è quello del ministro della Difesa del Pd Lorenzo Guerini. Un nome che, riferiscono due importanti fonti, del M5S e di Italia Viva, ne terrebbe nascosto un altro. Quello di Gentiloni.

Sono calcoli fatti all’interno di uno scenario che è ben presente anche a Draghi. Molto probabilmente il leader della Lega Matteo Salvini lascerà la maggioranza, permettendo così agli altri partiti di compattarsi nella cosiddetta coalizione Ursula, ispirata cioè a quella che ha eletto la presidente della Commissione Ue Von der Leyen. Resta da capire cosa farà Forza Italia, ma sembra certo che dal governo non si sfileranno i centristi di Coraggio Italia e di Iv. L’idea di un esecutivo politico, con un premier politico, prende sempre più largo, nella convinzione che uno schema tecnico (con i soliti nomi dei ministri Daniele Franco, Vittorio Colao e Marta Cartabia) sarebbe molto più esposto alle intemperie dell’anno elettorale che chiuderà la legislatura. Un anno cruciale per l’Italia.

I partiti lo sanno e per questo (oltre che per finire la legislatura) sono pronti anche a qualche sacrificio. Persino nel M5S dove si preparano a digerire un premier del Pd e a dimenticare l’opportunità che in apparenza sembra spalancarsi per Luigi Di Maio. L’ex capo del partito che, a oggi, nonostante l’implosione, resta quello di maggioranza relativa, sconta diverse pecche: non ultimo il gelo con il leader Giuseppe Conte. Matteo Renzi, poi, ha detto che non permetterà la nascita di un governo con premier il ministro degli Esteri. Inoltre, non è considerato ancora abbastanza attrezzato per gettarsi nell’arena dei Consigli europei, di fondamentale importanza nell’anno in cui si dovrà conquistare ogni centimetro per cambiare le rigide regole fiscali su deficit e debito.

L’identikit che emerge nei colloqui dei partiti è preciso: un politico ma che abbia una caratura «più istituzionale» e «una proiezione internazionale». Ma che, in chiave interna, sia capace di far convergere su di sé i grillini. Uno è Guerini, l’altro è il nome che hanno ben presente anche gli uomini che lavorano con Draghi. Ed è già stato un “premier dell’emergenza” a conclusione di una legislatura, dopo il fallito referendum di Renzi nel 2016.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.