Idea Gentiloni, se Draghi va al Quirinale

La carta Gentiloni sarebbe certamente la mossa migliore per “rassicurare” le istituzioni dell’Ue e le principali cancellerie. Con l’avvicinarsi della data per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, in Europa sta salendo una doppia preoccupazione. Da un lato c’è il timore che la fine del governo Draghi possa portare a una fase di instabilità politica capace di frenare le principali riforme che sono ora sul tavolo Ue. Dall’altro c’è la paura che l’Italia rallenti la sua corsa verso gli obiettivi del Recovery Fund: perdendo i soldi, e mettendo a repentaglio la buona riuscita del maxi-piano europeo (che a Roma destina un quarto delle risorse).

«Senza Draghi non sarà facile per l’Italia rispettare la tabella di marcia fissata con la Commissione per ottenere la prossima tranche di finanziamenti e quella successiva – confida una fonte diplomatica europea –, probabilmente Gentiloni sarebbe la personalità più adatta per cercare di non perdere questa sfida». L’attuale commissario all’Economia ha seguito la genesi del Next Generation EU e la sua implementazione nei vari Paesi, compresa l’Italia. Conosce tutte le insidie e le possibili vie d’uscita per superare gli esami di Bruxelles. Inoltre, saprebbe come districarsi nella delicata trattativa per la riforma del Patto di Stabilità, alla quale sta lavorando proprio in queste settimane.

L’altro giorno, a Parigi, Emmanuel Macron ha fatto il suo endorsement per la continuità, sottolineando quanto Sergio Mattarella e Draghi siano «europeisti e amici della Francia». Caratteristiche che ben descrivono anche Gentiloni: nessuno mette in dubbio il suo profilo pro-Ue e anche il feeling con Parigi è cosa nota. Del resto, fu proprio con il suo governo che iniziò il progetto del Trattato del Quirinale, i cui lavori furono avviati da un gruppo di sei saggi di cui facevano parte Paola Severino, Franco Bassanini e Marco Piantini, che ancora oggi è uno degli uomini di fiducia di Gentiloni nonché membro del suo gabinetto.

Ma il diretto interessato che ne pensa? Impossibile intercettarne gli umori. Da qualche settimana, complice anche il suo coinvolgimento nel toto-nomi per il Quirinale, Gentiloni si è inabissato. Ha iniziato a declinare richieste di interviste da parte dei media italiani, concedendosi solo a poche testate straniere. Chi è in grado di interpretare il suo pensiero sa che al Quirinale ci andrebbe «de corsa», come direbbe lui in romanesco. Ma tra un anno a Palazzo Chigi e altri due anni e mezzo a Palazzo Berlaymont cosa è meglio? «Per la sua salute sicuramente Bruxelles», scherza chi lo conosce bene, riferendosi agli inevitabili tumulti in un anno pre-elettorale. Ma è chiaro che di fronte a una chiamata da Roma.

LA STAMPA

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