Sempre più larga l’alleanza per la Dad

I sindacati insoddisfatti dell’incontro con il ministero. L’allerta dei medici

Da più voci, raccontano fonti ad Huffpost, durante la riunione con il ministero è stata ribadita la richiesta di rinviare il rientro in classe. A preoccupare le sigle di categoria non è solo il rischio che le aule si trasformino in focolai. C’è la questione delle mascherine Ffp2, obbligatorie solo per i docenti della scuola dell’infanzia e per chi ha allievi che non possono indossarle, ma necessarie anche nel caso in cui ci sia un positivo in classe alle secondarie. Sono state promesse ai docenti dal ministero ma ancora non sono arrivate. 

C’è poi la consapevolezza che i positivi sono già tantissimi. ”È chiaro a tutti – ha affermato Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil – che le scuole rischiano di non aprire o di chiudere dopo poco, perché in molti casi, già oggi, il personale è in quarantena o in malattia, figuriamoci cosa potrà accadere da lunedì”. Giannelli, fa notare come “già in queste ore, il numero di studenti positivi, in alcune scuole, ha raggiunto l’ordine delle decine e addirittura centinaia e questo rende quasi impossibile attuare le procedure previste”. Al coro dei presidi si aggiunge quello dei medici:  “La riapertura delle scuole, in un momento in cui gli studenti hanno appena iniziato a vaccinarsi o a fare i richiami, a seconda delle fasce d’età, ci preoccupa, così come preoccupa i presidi. Per questo chiediamo uno stop di 15 giorni”, ha affermato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli.

 Dalla struttura commissariale arriva l’impegno a fare di più: ”È emersa la chiara necessità di disporre ulteriori strategie operative finalizzate a massimizzare le attività di tracciamento e testing dei contatti in ambito scolastico”, ha mandato a dire ai presidi Francesco Paolo Figliuolo. Nel documento il generale parla del “maggior coinvolgimento attivo delle risorse sanitarie già presenti sul territorio come i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale a supporto delle attività dei dipartimenti di Igiene e Sanità pubblica” delle Asl.  “L’impiego di queste risorse” potrà “contribuire a preservare quanto più possibile le attività didattiche in presenza”.

Il nodo della privacy

Un altro problema riguarda la privacy. I dirigenti, infatti, si chiedono come gestire il fatto che alle scuole superiori, con due positivi in classe, dovranno andare in dad solo i non vaccinati. Per alcuni la misura è discriminatoria, ma c’è anche un altro tema. Le informazioni su chi è immunizzato o guarito, è il loro ragionamento, sono dati sensibili. Come trattarli senza violazioni? Per il ministero  la questione non si pone, perchéil decreto prevede che saranno i ragazzi stessi a dover dimostrare di aver “concluso il ciclo vaccinale primario (di avere due dosi, ndr)” o di essere guariti da meno di quattro mesi. “L’istituzione scolastica, per effetto dell’intervento legislativo, è abilitata a prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti in questo specifico caso”, specificano da viale Trastevere nella circolare. Siccome la legge lo consente, insomma, non ci sono violazioni. La perplessità dei presidi, però, resta. Così come resta, sempre tra gli addetti a lavori, il timore che la scuola in queste settimane non riesca a reggere l’impatto di Omicron. Tanto da un punto di vista sanitario quanto da un punto di vista organizzativo.

L’HUFFPOST

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