Presidente della Repubblica: scontri, veti, elezioni rinviate, perché la partita del Quirinale è decisiva
Chi allarga di più e chi meno
I primi tre Presidenti della Repubblica Einaudi, Gronchi e Segni hanno un ruolo sostanzialmente notarile. Con Pertini e, soprattutto, con Cossiga c’è una fase interventista. Poi inizia quello che gli esperti definiscono il «pro-attivismo presidenziale». Ci sono Presidenti della Repubblica che giocano un ruolo da pilota con i «governi del Presidente», tenendo in piedi una legislatura o rinviando le elezioni anticipate. Oppure opponendosi alla nomina di determinati ministri. Scalfaro rinvia le elezioni anticipate per due volte, sostituendo il governo Amato con quello Ciampi (1993) e il Berlusconi I con quello Dini (1995): le due legislature vengono poi sciolte prima del termine. Per Forza Italia il governo Dini è un ribaltone, motivo per cui il partito minaccia (senza poi dar seguito) la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica. Sempre nel Berlusconi I Scalfaro stoppa anche la nomina a ministro della Giustizia dell’avvocato Cesare Previti che poi diventa ministro della Difesa. Napolitano allunga la vita del governo Prodi II rinviandolo con decisione propria il 24 febbraio 2007 alle Camere per la fiducia, e poi tenta un ulteriore prolungamento della legislatura con il mandato (fallito) a Marini nel gennaio 2008. Nel novembre 2011, con la crisi del governo Berlusconi IV, Napolitano pilota il lancio del neosenatore a vita Mario Monti e lo porta a diventare premier meritandosi l’appellativo di re Giorgio dall’Economist. Napolitano mette anche un veto alla nomina del magistrato Nicola Gratteri a ministro della Giustizia (governo Renzi), probabilmente considerandolo una personalità troppo autonoma dalla politica. Mattarella blocca, invece, la nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia (Conte I) per le sue posizioni critiche nei confronti dell’Ue e della moneta unica. Infine, sostituisce il Conte II con Mario Draghi.
Da arbitri a giocatori
Il Presidente della Repubblica può scendere in campo con i veti alle leggi e il rinvio motivato al Parlamento per nuove delibere: Einaudi lo fa 4 volte, Gronchi 3, Segni 8, Leone 1, Cossiga 22, Pertini 7, Scalfaro 6, Ciampi 8, Napolitano e Mattarella una, per un totale di 61 veti. Ecco i casi più eclatanti. Nel febbraio 1992 Cossiga rinvia al Parlamento la nuova legge sull’obiezione di coscienza perché a suo avviso è un’alternativa troppo facile al servizio militare. La legge arriverà solo nel 1998 con Scalfaro. Nel dicembre del 2003 Ciampi rinvia alle Camere la legge Gasparri sulle telecomunicazioni e il passaggio al digitale terrestre, paventando un rischio per il pluralismo dell’informazione. I rilievi sono in parte raccolti dal governo. Il 6 febbraio 2009 Napolitano si rifiuta di firmare il decreto destinato a fermare l’interruzione dell’alimentazione forzata a Eluana Englaro, definendolo incostituzionale, ponendo così fine alla tragedia umana della ragazza in stato vegetativo da 17 anni. La legge sul biotestamento sarà varata nel 2017.
I messaggi politici
Dei 12 messaggi politici inviati dai Presidenti della Repubblica, alcuni sono particolarmente incisivi. Nel 1975, in tempi di consociativismo, Leone fa un accorato appello sulla necessità che il governo si presenti come un organismo omogeneo e coordinato. Cossiga ne invia sette, cinque sono dedicati all’indipendenza dei magistrati e alle contraddizioni del pianeta-giustizia. Scalfaro interviene sull’importanza dell’Unità nazionale all’indomani di un celebre discorso secessionista del leader della Lega Umberto Bossi. Ciampi preme sulla necessità di pluralismo dell’informazione in piena era Berlusconi. Napolitano dedica il suo unico messaggio alla situazione invivibile delle carceri invitando il parlamento ad agire.
(…) il ruolo del Presidente è quello di garante estremo, per questo la sua nomina non può mai prescindere da un alto grado di reputazione e indipendenza, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Il potere di grazia
Negli anni ci sono stati scontri istituzionali anche sulla decisione di concedere la grazia a questo o quel detenuto.
Nel 1991 il ministro della Giustizia Claudio Martelli ha minacciato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale dopo che Cossiga aveva manifestato l’intenzione di graziare il brigatista Renato Curcio. Cossiga decide di non procedere e Martelli rinuncia al ricorso. Successivamente è lo stesso Presidente della Repubblica Ciampi a sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti del ministro della Giustizia Roberto Castelli, contrario alla concessione della grazia a Ovidio Bompressi, condannato in via definitiva a 22 anni di carcere per l’omicidio Calabresi. Nel maggio 2006 la Consulta dà ragione a Ciampi: il potere di concedere la grazia spetta al Presidente della Repubblica e il ministro della Giustizia deve solo attestare la regolarità dell’istruttoria. In sostanza il ruolo del Presidente è quello di garante estremo, per questo la sua nomina non può mai prescindere da un alto grado di reputazione e indipendenza, al di là di ogni ragionevole dubbio. dataroom@rcs.it
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