Un Parlamento staccato dalla realtà genera l’inaccettabile stato d’emergenza
I vecchi partiti hanno certo contribuito non poco a una tale trasformazione, rendendo ovunque potessero le Camere anticamere di loro proprietà. Ma rimaneva sempre una forma di potere politico. Ora la politica è commissariata. Ci si appella variamente alla Costituzione, senza, mi pare, comprendere che il suo spirito, ben oltre la lettera, afferma che una democrazia progressiva risulta concepibile soltanto se la partecipazione dei cittadini è attiva, propositiva, organizzata, capace di esercitare una critica continua dell’operato dei suoi stessi rappresentanti.
Mi rileggo e dico: che nostalgie, vecchio mio! È il mondo globale oggi, la complessità dei problemi, la rapidità con cui le decisioni fondamentali vanno assunte, a rendere patetico il tuo appello. L’emergenza è permanente, non si tratta di passaggi, ma dello «stato delle cose». È uno stato in cui l’incertezza, l’insicurezza e tutte le ansie che ciò genera diventano fisiologiche – e più lo diventano, più il processo decisionale deve farsi rapido e stare in pugno a competenti e «scienziati». Necessitas non habet legem – c’è bisogno di tradurre? Azioni invece di deliberazioni, decisioni invece di discussioni – questo è richiesto, questo esigono i tempi nuovi. Non si tratta di parentesi da aprire per poi chiudere, ma del processo per cui vecchie forme di sovranità vengono prima sospese e poi sostituite.
Bene, accetto la lezione – chiederei allora soltanto che ci si metta seriamente e coerentemente su questa strada. Smettiamola con le retoriche risorgimentali e prendiamo il toro per le corna: trasformiamo il presidenzialismo surrettizio e spurio in un progetto razionale, vediamo come bilanciarne il potere senza impedirlo, ridisegniamo Parlamento e Governo in una prospettiva di unità politica europea. Tutto, ma, per carità, non più emergenze rinnovate per decreto di settimana in settimana, non più governi di «salute pubblica», non più questo occasionale procedere in un’inflazione di norme tra stato di necessità e paure.
Il mondo contemporaneo non consente ormai democrazie progressive? Lo ammettiamo? Bene – ma neppure sarà governabile attraverso intese spurie, fittizie tra forze politiche sempre più sradicate, che stanno insieme soltanto per la gestione di angosce grandi o piccole, ansiose di soffocare ogni parola non dico di critica, ma di dubbio. Costoro non saranno mai capaci di autentiche decisioni, che in quanto tali sono sempre costituenti, ma soltanto di protrarre sine die stati di emergenza, e cioè il proprio sopravvivere.
LA STAMPA
Pages: 1 2