Sabino Cassese, tsunami di elettori positivi? “Quirinale, il successore di Mattarella si può votare a distanza”
Né la variante Omicron, che secondo la vulgata rischia di depennare almeno un centinaio di grandi elettori, né tantomeno la riforma costituzionale, che secondo un’altra lettura renderebbe trecento e passa degli attuali parlamentari di fatto “abusivi”, possono compromettere forma e sostanza dell’elezione per il nuovo capo dello Stato. «Nessun problema. La costituzione prevede che il calcolo dei voti si faccia sugli aventi diritto, non sui presenti». Lo assicura in questa lunga intervista a Libero Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, che – con la sua solita schiettezza – non si è sottratto alle nostre domande sul futuro di Mario Draghi, sul presidenzialismo, sull’obbligo vaccinale così come su due nodi fondamentali, rispetto ai quali il celebre giurista non ha dubbi: l’iniquità del sistema sociale rispetto ai «non garantiti» e la «ferita aperta» della giustizia.
Professore, l’eventualità di rinviare il voto sul Colle,
dovesse esplodere la curva dei contagi in Parlamento, è da escludere a
priori?
«È certamente da escludere. Le votazioni si svolgono dal primo giorno in
cui il Parlamento in seduta comune è convocato, anche se vi sono pause
tra una votazione e l’altra; e possono solo concludersi con la scelta di
un presidente della Repubblica».
Almeno il problema del voto in presenza, inclusi coloro che
risultano positivi al tampone, si potrebbe risolvere con l’elezione a
distanza. Meno “sacrale” come procedura ma in linea con il diritto
dell’emergenza dell’era Covid?
«L’elezione del presidente della Repubblica è una mera votazione, non
preceduta da una discussione. Quindi richiede soltanto l’espressione del
voto. Se si fanno appositi collegamenti video tra le diverse sedi del
Parlamento, i parlamentari possono svolgere la votazione in luoghi
diversi e ciascuno dei membri del Parlamento in seduta comune ha la
possibilità di controllare visivamente il regolare svolgimento della
procedura di elezione».
Le pressioni internazionali – senza scomodare la tesi del
“vincolo esterno” – sono orientate a chiedere un bis del duo
Mattarella-Draghi. Di certo senza l’attuale premier, sostengono oltre
confine, sarebbe a rischio il Pnrr. Non si può fare a meno di Draghi in
nessun senso?
«Draghi ha ricoperto una carica, alla Banca centrale europea, che
ritengo più importante di quella di presidente della Repubblica
italiana. Io preferirei che il Parlamento italiano gli desse la fiducia
per lasciarlo sette anni a Palazzo Chigi».
Davvero un bis di Mattarella, dopo quello di Napolitano, sarebbe un “tradimento” della Costituzione?
«La costituzione italiana non prevede un bis, ma non lo esclude. Certamente quello che non sarebbe corretto è un bis a termine».
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