Sabino Cassese, tsunami di elettori positivi? “Quirinale, il successore di Mattarella si può votare a distanza”
Ad Atreju ha aperto alla proposta di riforma presidenzialista
di Giorgia Meloni. L’idea che l’eventuale elezione di Draghi possa
saltare i passaggi portare a una forma di semipresidenzialismo “di
fatto” la stuzzica?
«Mario Bracci, grande giurista, ministro in un governo De Gasperi, poi
giudice della Corte costituzionale, scrisse una volta a Gronchi che con
l’attuale costituzione si poteva anche arrivare ad una Repubblica
presidenziale. Il presidente della Repubblica ha poteri molto ampi.
Potrebbe avere una grande influenza su tutti e tre i poteri dello Stato,
quello legislativo, quello giudiziario e quello esecutivo. Proprio per
questo la Dc non ha mai mandato al Quirinale i suoi leader più
importanti, perché temeva che si creasse un continuum maggioranza
popolare, maggioranza parlamentare, governo, presidente della
Repubblica, con un grande accentramento dei poteri».
Lei è uno fra i pochissimi giuristi che – a nostro avviso
meritoriamente – non ha reputato scandalosa l’idea che Silvio Berlusconi
possa ambire al Quirinale.
«Tutti i cittadini che hanno raggiunto il cinquantesimo anno di età
possono essere eletti presidenti della Repubblica, senza
discriminazioni. Altra questione è quella di opportunità. Se si esamina
la storia dei presidenti della Repubblica, si può dire che la classe
politica italiana ha avuto una mano felice. Quindi, ho ragionevoli
speranze che venga scelta la persona giusta».
Dovesse emergere la necessità di pescare fra le “riserve
della Repubblica”, sa bene che potrebbe essere uno dei nomi chiamati per
il Colle. Come dice lei: visto che non ha certo sollecitato ciò, non
potrebbe nemmeno rifiutare…
«Ma ho anche aggiunto che a chi me ne parlasse manderei il mio
certificato di nascita e una copia della costituzione con l’articolo
tre, sul principio di eguaglianza, indipendentemente dal sesso,
sottolineato in rosso».
Beppe Grillo a proposito di obbligo vaccinale ha tuonato
parlando di «scenario orwelliano». Meglio la Cina secondo lui. La sua
opinione?
«L’articolo 32 della costituzione prevede espressamente la possibilità
di introdurre trattamenti sanitari obbligatori, purché si faccia con
legge, nel rispetto della persona umana. Non basta?».
La campagna vaccinale del governo, sotto il generale
Figliuolo, prosegue senza particolari intoppi. Oltre l’emergenza ci sarà
però da ricalibrare un sistema sanitario se è vero che la sfida
pandemica è solo agli inizi…
«È un problema importante. La pandemia ha messo sotto stress il sistema
sanitario e ci ha fatto capire dove stanno i suoi punti deboli: alla
base della piramide e al vertice. Alla base, perché l’organizzazione
territoriale della sanità non ha retto all’urto. Al vertice, perché si è
dovuto far ricorso ad un valente generale per organizzare la campagna
vaccinale».
Stesso discorso sulla scuola. A due e anni dall’inizio della
pandemia l’infrastruttura scolastica non è riuscita ad adattarsi: aule
piccole, nessun ricambio automatico di aerazione, trasporti pubblici non
adeguati.
«Quelli che indica sono i problemi di breve periodo. Poi ci sono quelli
più gravi: il basso tasso di scolarizzazione della società italiana;
l’alto numero di analfabeti, analfabeti funzionali e analfabeti di
ritorno; lo scarso dialogo tra mondo del lavoro e mondo della scuola per
cui vi sono posti senza lavoratori e giovani senza posti. Ecco un altro
problema che andrebbe discusso nell’opinione pubblica, invece di
battibeccare su questioni tattiche».
La pandemia ha allargato la frattura fra pubblico impiego e
lavoratori autonomi. La desertificazione tocca soprattutto questi
ultimi: i rappresentanti dell’Italia in miniatura, quella che
intraprende a partire dalla bottega. È a rischio un modello sociale?
«È emersa una frattura tra garantiti e non garantiti. Qualcosa che il
mondo del lavoro pubblico non vuol capire e che dipende anche dalla base
sociale dei sindacati italiani».
Nel suo ultimo pamphlet “Intellettuali” scrive che il
populismo 2.0 ne rigetta totalmente il ruolo. Non solo i populisti però:
lo spazio pubblico sembra ormai monopolio di ben altre categorie di
esperti. Come può rientrare il pensatore nel “mercato delle idee”?
«Ragionando più sui fatti e meno sulle ideologie; esprimendo dubbi,
invece che facendo asserzioni; parlando sottovoce, invece di urlare:
forse in questo modo si può essere ascoltati».
Nel suo discorso di fine settennato, Sergio Mattarella – da presidente del Csm – non ha citato né ringraziato la magistratura italiana. Dopo il caso Palamara, la ferita non si è per nulla rimarginata?
«La ferita è ancora aperta e sanguina. Il sistema della giustizia italiana richiede un riordino profondo. I fattori di crisi sono oramai stati messi sufficientemente a fuoco. Le soluzioni sono chiare. Mancano soltanto le decisioni».
LIBERO.IT
Pages: 1 2