Quirinale, il regista che manca nel gioco del Colle
di Stefano Folli
Tutto secondo le previsioni nel campo del centrodestra. Nessuno si aspettava colpi di scena dalla villa di Berlusconi e non ci sono stati. Era interesse comune – del vecchio fondatore come della nuova generazione che lo incalza – dare via libera alla candidatura e stare a vedere cosa succederà in Parlamento. Anche le riserve sul fatto che “non ci si candida al Quirinale ma si viene candidati” lasciano il tempo che trovano.
Sembrano guardare al passato, quando la Repubblica era in buona salute e il sistema istituzionale rispondeva a una logica. Oggi lo scenario è confuso e non è strano che un personaggio come Berlusconi giochi una partita improbabile ma esplicita. Anzi, secondo un democristiano come Rotondi, osservatore attento, questa potrebbe essere l’ultima volta che il presidente viene eletto per via parlamentare. La prossima potrebbe essere un’elezione diretta, sulla scorta di una riforma costituzionale di cui molti sentono ormai la necessità. Vedremo.
Intanto la vera domanda è come il centrodestra userà i suoi voti qualora – intorno alla quarta votazione – fosse evidente che Berlusconi non è in grado di essere eletto. Perché un punto è certo: l’alleanza ci tiene a non disperdere la sua forza parlamentare (intorno ai 420-450 voti). Per la prima volta la destra può essere determinante nell’elezione del capo dello Stato, purché non commetta errori irreparabili. Come dice Gianni Letta, bisogna pensare al Paese e non alla fazione.
Peraltro restare uniti non sarà semplice. È facile oggi, quando siamo appena ai preliminari. Ma come reagirà Berlusconi all’insuccesso? Se fosse dimostrato che si sono palesati parecchi franchi tiratori tra i leghisti e FdI, oltre che in Forza Italia, è inverosimile pensare che se ne starà tranquillo a guardare Salvini e Giorgia Meloni mentre trattano anche a nome suo e magari si dispongono a sostenere Draghi (ipotesi tutta da verificare).
Pages: 1 2