Quirinale, la Lega è preoccupata. Lettera di Verdini: lasciate che Salvini sia il king maker
di Marco Cremonesi
L’ex coordinatore di FI scrive a Dell’Utri e Confalonieri. «Finora si è giocato sul piano esclusivo della comunicazione, ma fra 12 giorni a ciò che si comunica dovrà seguire ciò che si fa. Altrimenti sarà un disastro»
Telefonate, tantissime. Messaggi, tantissimi anche quelli. Ci stanno: per Matteo Salvini la settimana è campale, con la prossima si capirà se esiste ancora un centrodestra. Ciò che però, fino a qualche giorno fa, lo stesso Salvini non si sarebbe atteso è una buona vecchia lettera. E invece, sulla scena arriva anche quella, pubblicata ieri mattina sul Tirreno. L’ha scritta Denis Verdini, il padre della sua fidanzata, Francesca, e già smaliziatissimo uomo di manovra di Silvio Berlusconi. L’ha scritta ad altri due berlusconiani assoluti e fuori dagli schemi, Marcello dell’Utri e Fedele Confalonieri. Come lui — la definizione è sua — «vecchietti arzilli come quelli di Cocoon», che «hanno ritrovato il gusto del sogno». Che è, ovviamente, l’elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale.
E dunque, l’ex
coordinatore azzurro non fa mancare i suoi consigli: perché, ricorda,
«finora si è giocato sul piano esclusivo della comunicazione, ma fra 12
giorni a ciò che si comunica dovrà seguire ciò che si fa. Altrimenti
sarà un disastro». Verdini, da vecchio amico del fondatore azzurro, può
anche permettersi alcune critiche: con la caccia al voto il Cavaliere
«ha dato informalmente certezze su presunte disponibilità di voti» fuori
dal centrodestra e la sua candidatura, «ancora soltanto ipotizzata», ha
«scavato una fossa» con il centrosinistra, che ora sarà tentato «dalla
soluzione dell’Aventino».
(Il Corriere ha una
newsletter dedicata all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Si chiama Diario Politico, è gratis, e per iscriversi basta andare qui)
E infatti, è proprio così. La possibilità che il centrosinistra abbandoni l’aula e lasci il centrodestra da solo a veder perdere Berlusconi è uno degli incubi che nella Lega ricorrono tutte le notti, da parecchi giorni. Anche se, in fondo, sono pochi a temerlo davvero: «Avrebbe un senso — riflette un deputato —, metterebbe il centrosinistra al riparo dalle sorprese di chi in segreto sarebbe pronto a votare Berlusconi». Ma, appunto, meglio ripiegare su una confortante ironia: «Noi non crediamo che lo faranno. Sarebbe una cosa troppo “di destra”. Una cosa troppo al di fuori della cultura della sinistra: è quello che ha fatto il Pdl nel 2013, quando i 101 fermarono la corso di Romano Prodi…». Anche per questo i contatti tra Salvini e Enrico Letta sono così assidui: ciascuno dei due intende marcare l’altro a scanso di sorprese.
Poi, Verdini parla proprio di Matteo Salvini. «Ciò che non si può pretendere», dice, è che il leader leghista «rinunci al tentativo di esercitare un ruolo da king maker:
gli si può chiedere lealtà ma non fedeltà assoluta». Perché, e questo
Salvini lo sa bene, «un’eventuale sconfitta sul Quirinale
pregiudicherebbe la sua carriera politica». Il consiglio principe è
dunque quello di garantire la permanenza del Cavaliere nel centrodestra:
«Niente patti con Letta e Renzi» ma basta anche al «chiacchiericcio»
sul fatto che, in caso di fallimento, potrebbe sostenere, «Draghi, Amato
o chissà chi altro, spaccando il centrodestra».
Sia chiaro: «Se Salvini o Meloni capissero che il “Nostro” ha seconde carte o piani B, sarebbe l’intero centrodestra a saltare per aria».
Insomma, «Silvio deve permettere a Salvini di portare a termine
l’obiettivo di eleggere un presidente di centrodestra, fornendogli tutto
il suo appoggio». Secondo Verdini, se alla quarta votazione Berlusconi
avesse tutti i voti del centrodestra, potrebbe «ritirarsi con dignità».
Ma se mancassero anche quelli, «sarebbe un disastro. E ancora peggio per
chi lo ha portato a questo punto».
Pages: 1 2