Più fiducia nella scuola, ma la Dad minaccia le relazioni dei ragazzi
La scuola si conferma, così, fra le istituzioni pubbliche maggiormente riconosciute. È interessante rilevare come il grado di consenso maggiore si osservi fra i più giovani e, al tempo stesso, fra gli adulti e gli anziani. Cioè, fra le persone con più di 55 anni. Una conferma della “centralità sociale” della Scuola. Per tutti. In modo trasversale. Non è un caso che, fra gli studenti, il grado di fiducia verso la Scuola (60%) risulti, sostanzialmente, analogo a quello espresso dalla popolazione nell’insieme (59%).
La Scuola, infatti, attraversa la biografia delle persone, dalla Scuola dell’infanzia fino all’Università, passando per le Scuole primarie e secondarie. A ogni passaggio, fra gli studenti e le famiglie si stabilisce un legame stretto. Spesso in-scindibile. Che dura nel tempo. Inoltre la Scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma di relazioni. Personali e sociali. Di lunga durata. Dove si formano amicizie solide, fra gli studenti, che spesso coinvolgono i genitori. Si spiega anche così l’estensione “generazionale” della fiducia nei confronti della Scuola.
Tanto più perché le “generazioni”, il legame tra le persone in base all’età, hanno assunto un’importanza significativa nella storia del nostro Paese. Si pensi alla “generazione del ’68”, che ha mobilitato e trasformato profondamente la nostra società, negli anni ’60. Fino ai Millennials e alla generazione Z, che riassume i cosiddetti “nativi digitali”.
Si tratta di esperienze che si sono formate e sviluppate soprattutto nella Scuola. E, in seguito, hanno influenzato il mondo intorno. In alcuni casi, “il mondo”. Grazie al ruolo interpretato dai docenti. Maestri e professori.
Resta il fatto, in-discutibile, che la Scuola è al centro, anzi, “il” centro delle nostre relazioni, della nostra vita quotidiana. E della “vita pubblica”. Per questo assume tanta importanza, presso “l’opinione pubblica”. E suscita, di conseguenza, un’attenzione particolare in ambito politico. Nelle scelte dei governi. A livello centrale e regionale. Per la stessa ragione, però, occorre tracciare un percorso comune, nel Paese. Evitando che sia il Virus a imporci la strada. E la “sua” lezione.
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