Salvini e il Piano B per il Quirinale: da Casini a Casellati e Moratti, le alternative. Ma Meloni: si decide tutti insieme
La mossa non deve essere piaciuta granché dalle parti di Forza Italia, visto che pochi minuti dopo le esternazioni di Salvini è stata diffusa una nota per smentire «contrapposizioni» che nessuno aveva evocato e che lo stesso segretario leghista ha negato. Da Fratelli d’Italia il tentativo è quello di non alzare il livello dello scontro. Ma dietro le quinte l’interpretazione che si dà in via della Scrofa è che il leader della Lega abbia voluto riprendersi il ruolo di regista. Ma la puntualizzazione è netta: «Si decide tutti insieme».
Per Salvini le vere difficoltà stanno nel concretizzare il piano B. Se si deve partire da figure di centrodestra è necessario che non siano troppo caratterizzate politicamente o, termine in gran voga di questi tempi quirinalizi, «divisive». Il primo nome che circola è quello di Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato e quindi figura istituzionale, anche se in passato protagonista di battaglie identitarie per Forza Italia. Il secondo è quello di Letizia Moratti, ora assessore al Welfare e vicepresidente della Regione Lombardia, con un passato da ministro, presidente Rai e commissaria Expo. Ma a Salvini non dispiacerebbe nemmeno Marcello Pera, a sua volta ex presidente di Palazzo Madama, con il quale nei mesi scorsi si è confrontato spesso su una possibile evoluzione in senso liberale della Lega.
Resta la necessità di andare oltre lo steccato e allora ecco affiorare un nome che assomiglia ad un fiume carsico, per il suo affiorare e inabissarsi a seconda delle circostanze, quello di Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, ora in area centrosinistra ma per un ventennio nel campo moderato. Un democristiano di lungo corso in buoni rapporti con tutti, o quasi, che piace a Matteo Renzi ed è stato eletto in Parlamento con i voti del Pd. Sullo sfondo però la vera opzione rimane un’altra. Ed è quella di Draghi.
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