Quirinale, si riparte da Draghi: iniziato il giro di incontri del premier
La premessa a ogni mossa di Draghi di queste ore resta cosa farà Silvio Berlusconi, se e quando ritirerà la sua candidatura al Colle. Fatto questo passo, ogni finzione verrà a cadere e si apriranno le uniche strade che i leader e i parlamentari considerano possibili: Draghi, il Mattarella bis o un candidato di centrodestra. A suo modo, il presidente del Consiglio ieri ha fatto intuire in che direzione ha cominciato a muoversi. Sa bene che il fronte più insidioso potrebbe rivelarsi quello giallorosso. Pd e M5S sono spaccati tra chi resiste all’ipotesi di lasciare che Draghi vada al Quirinale e chi invece ha capito che è l’unica opzione in grado di dare stabilità a un quadro che tutto sembra tranne che stabile. I leader dei due partiti, Enrico Letta e Giuseppe Conte, non sono in grado di assicurare la tenuta dei gruppi dove è sempre stata forte la tentazione di spingere sul rinnovo del mandato di Mattarella, pur di lasciare Draghi dov’è e scongiurare ogni rischio di voto anticipato. E il motivo degli incontri con Fico e Guerini potrebbe essere proprio questo. Certamente c’è un aspetto che accomuna il presidente della Camera e il ministro della Difesa. Entrambi sono favorevoli che il destino di Draghi si compia al Quirinale. Ma soprattutto: entrambi hanno un grande ascendente sui gruppi parlamentari. Serve cautela, perché la bolgia dei 5 Stelle è la più difficile da governare. Il premier ha capito che anche Di Maio, di sicuro un grillino non ostile, ha le sue buone ragioni per temere contraccolpi sul governo e sperare che alla fine il groviglio si risolva con il bis di Mattarella. Fico ha un ottimo rapporto con Conte e avrebbe attivato già da giorni i contatti con Palazzo Chigi per definire la strategia. Il discorso non è molto diverso nel Pd. Guerini è a capo della corrente dem Base riformista e da atlantista convinto non è insensibile al sostegno che per via informale sta arrivando da Washington all’ipotesi di mettere in salvaguardia Draghi al Quirinale, come garante per i prossimi sette anni.
Guerini è anche uno dei nomi fatti circolare dentro la maggioranza come possibile successore del premier. È ovvio che il tema del governo che verrà è quello che più assilla i partiti. Ed è il punto che darà equilibrio all’operazione “Draghi al Colle”. I leader lavorano a sostituire i ministri tecnici per dare una definizione totalmente politica all’esecutivo ma presto dovranno occuparsi di chi vestirà i panni del presidente del Consiglio. Nella girandola delle ipotesi in questi giorni si sente parlare nuovamente di Daniele Franco, Vittorio Colao e Marta Cartabia, ma anche di Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, appena nominato presidente del Consiglio di Stato: a Palazzo Chigi aiuterebbe a tenere dentro il centrodestra e a garantire la formula del governo di unità nazionale, che Draghi vorrebbe lasciare in eredità. Sempre che sul suo nome non convergano Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per consegnargli un altro titolo di presidente: quello della Repubblica.
LA STAMPA
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