Quirinale, manovre e doppi giochi sulla strada della presidenza della Repubblica. Ma Giorgetti scommette: «Andrà tutto bene»

Insomma, la situazione di difficoltà accomuna i partiti dei due schieramenti e di conseguenza si riflette sui potenziali numeri dei due candidati più accreditati. Quei numeri nel segreto dell’urna ancora non ci sono. L’elezione del capo dello Stato andrà costruita «un passo alla volta», come spiega il ministro Guerini, che detta il timing della Corsa: «Servirà una settimana». Il vecchio Bossi, che ieri è tornato in Transatlantico, si è fermato a conversare con il «caro nemico» Bersani, a cui ha confidato amaramente che «Silvio», cioè Berlusconi, «sarebbe stato fermato dai magistrati, se fosse andato avanti». Gettando lo sguardo sulla Corsa, il Senatùr ne ha previsto l’esito, perché — a suo avviso — Casini «probabilmente non riuscirà» e allora Draghi «uscirà più in là». «Ma un conto — dice Bersani — è arrivare a Draghi per convinzione. Un conto è che i partiti ci arrivino per disperazione». È questo il problema. Nell’attesa, i grandi elettori sfruttano le votazioni bianche come un divertissement. Ieri alcuni deputati del Pd veneto hanno avvisato il governatore leghista Zaia che oggi gli daranno dieci voti. E lui in dialetto: «Mi volete morto».

CORRIERE.IT

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