Ucraina, lungo la linea rossa tra i tunnel e le valigie di chi scappa

Sull’immensa e staliniana piazza della Libertà, una delle più grandi del mondo, sventola un’enorme bandiera e l’orgoglio della città che prima di Kiev era il cuore dell’Ucraina e sopravviveva al genocidio staliniano dell’Holodomor e fabbricava il mitico tank che sbaragliò i nazisti, il T-34, e poi progettava i razzi sovietici di Gagarin e infine ossequiava Breznev, quand’era qui in vacanza. Prima amore e poi rancore, per Mosca: stamattina un gazebo espone un razzo Smerch russo, «nel 2015 ha fatto 17 morti», assieme alle caricature di Putin coi baffetti hitleriani e un enorme esclamativo, «Mobilitazione generale!». La gente s’infila nella tenda e s’arruola: «Vengono giovani, ragazze, veterani che hanno combattuto nel Donbass — elenca Valerj Romanovski, 46 anni, il reclutatore —. Io mi sono portato qui dentro anche il letto, accolgo tutti a qualunque ora. Al Cremlino c’è un pazzo, dobbiamo aspettarci di tutto».

Disse nel 1991 un ex consigliere per la sicurezza americano, Zbigniew Brzezinski, che sull’indipendenza proclamata dall’Ucraina i post-sovietici avrebbero minacciato guerre devastanti. Gli diedero tutti del matto, ma a Kharkiv no: sempre temuto, sempre saputo. «Se la Russia c’invade — ha avvertito venerdì il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky —, io credo che la prima città che proverà a occupare sarà Kharkiv. Una città industriale, con più d’un milione d’abitanti. Non sarebbe un’occupazione: sarebbe l’inizio d’una guerra in grande scala». Vita e destino accomunano tutti. L’Opera prosegue col cartellone dei balletti, il Parco Gorki resta aperto e pure il Delfinario. Ma la normalità è apparente, l’eco di quelle parole si sente ovunque. Nei saloni stuccati della stazione i soldatini baciano le fidanzate, prima d’andare al fronte. E da venerdì, le farmacie vendono più psicofarmaci: «Diana, la tata di mio figlio, è terrorizzata — racconta Tatiana Krolivets, 39 anni, dentista —. Lei è di Donetsk e otto anni fa è scappata dalla guerra del Donbass. Ora non vuole rivivere lo stesso incubo. Anche i miei pazienti: la metà sono filoccidentali e non accendono più la tv per non angosciarsi, l’altra metà sono filorussi e non l’accendono perché dicono che è tutto un complotto».

Molti preparano le valigie e chiudono casa. Le società commerciali traslocano. E non rassicura sapere che Lufthansa e Klm stanno riducendo i voli: «Io sono di Kiev e mio marito è di Kharkiv — spiega la dentista —, per ora abbiamo capito che il panico non deve prevalere. Ma non è facile. Si sente di tutto. Dall’Europa, ci telefonano spaventati: cosa fate ancora lì? I miei cugini di Mosca mi scrivono di scappare, prima che finiscano le Olimpiadi invernali in Cina: Putin avrebbe promesso ai cinesi di non attaccare finché ci sono le gare di sci…». Il ministro ucraino dello Sport ha vietato agli atleti di salire sul podio, se sui gradini vicini c’è un russo. Piuttosto si rinunci alla medaglia olimpica: ce n’è una militare e bell’e pronta, per chi va volontario in trincea.

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