Un passo ma piccolo
I colloqui di ieri tra il leader della Lega, Matteo Salvini, il segretario del Pd Enrico Letta e il capo del M5S, Giuseppe Conte, oltre che col premier Draghi, sembrano un tentativo di uscire dal recinto della propaganda. Dovrebbero dimostrare se non altro la volontà di superare una contrapposizione che ha impedito di iniziare un dialogo. Ma se preludessero a riproporre forzature, si tornerebbe ai veti che hanno fatto saltare qualunque metodo di un’elezione condivisa. Il tema, dunque, è l’individuazione di un percorso che non porti a un capo dello Stato scelto con una logica al ribasso.
Di nuovo, è un’occasione che il Parlamento ha non di prendersi rivincite, o subire umiliazioni, ma di mostrarsi diverso da come è raffigurato e tende a presentarsi. Il rischio che corre è di trascurare gli interessi generali e del Paese. In questo caso potrebbe essere tentato di strappare una vittoria che alla fine, invece, si rivelerebbe la vera sconfitta della politica. E soprattutto, consegnerebbe all’Europa e ai mercati finanziari l’immagine della «solita Italia», usata in una prospettiva di anni come strumento di delegittimazione. Forse, ma non è scontato, è un pericolo del quale si comincia a prendere coscienza .
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