Draghi nelle mani dei partiti: l’ultima speranza per la scalata al Quirinale è Letta

Molto più difficile interpretare gli effetti dei tatticismi esasperati dei partiti, di queste ore. Ieri, a Montecitorio, il governatore leghista del Veneto Luca Zaia spiegava ad alcuni deputati del Pd quale sarebbe l’unico modo per aiutare Draghi: «Dovete intestarvelo voi». È chiaro che dietro la rosa dei nomi di bandiera annunciati ieri il centrodestra tiene coperta una carta – Elisabetta Casellati – che a sua volta ne potrebbe tenere coperta un’altra, Pierferdinando Casini. Lega, Fdi e Fi potrebbero convergere sulla vicepresidente del Senato in modo da contarsi e poi aprire una falla nelle alleanze e negli schieramenti che lascerebbe spazio libero al senatore eterno scudocrociato. È la candidatura che più impensierisce gli uomini attorno a Draghi. Tra i due ci sarebbe anche stata una telefonata, non confermata. Il premier avrebbe chiamato Casini dopo le insistenti voci che attribuiscono al capo del governo l’intenzione di lasciare Palazzo Chigi nel caso in cui l’ex presidente della Camera fosse eletto a sorpresa per il Quirinale. «Umiliante che si dica una cosa del genere», è come Draghi avrebbe liquidato questa ipotesi, al telefono con l’ex Udc. Di certo c’è che proprio ieri Casini ha pubblicato un post eloquente, con una foto che lo ritrae giovanissimo e la rivendicazione della politica come «passione di una vita». Un messaggio chiaro ai partiti che vivono la lacerazione di aver ritrovato uno spazio da protagonisti ma rischiano anche uno scenario di caos, senza più Draghi al comando. Sempre che al posto del banchiere, non si arrivi dove gran parte dei parlamentari e dei dirigenti vorrebbero ancora arrivare: al bis di Sergio Mattarella. L’unico avversario da cui il premier si sente davvero garantito al governo. 

LA STAMPA

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