I sussurri di Draghi: il premier suggerisce ai leader di trovare un accordo sul governo
Ilario Lombardo
ROMA. Mario Draghi si è assentato meno del solito, ieri, da Palazzo Chigi. Un modo per evitare di aprire interrogativi su chi avrebbe incontrato e dove, e per lasciare alla politica il palcoscenico totale di questa ronda impazzita di nomi. Ciò non vuol dire, però, che si è semplicemente accomodato nel suo ufficio da spettatore. Ha tenuto i contatti con il leader al telefono. Ha parlato con il segretario del Pd Enrico Letta, il suo più forte alleato al momento, e ha sondato le intenzioni, imperscrutabili a molti, del segretario della Lega Matteo Salvini.
Il prezzo della trattativa sul Quirinale è ancora il governo. Senza un accordo, e una prospettiva chiara di legislatura, Draghi non ha chance di trasferirsi al Colle. È l’unico dato di verità ormai chiaro a tutti. A partire dal premier. La speranza dell’ex banchiere è tutta nell’attesa che anche oggi la giornata evapori in una fumata nera e tante schede bianche. In questo modo si terranno in vita i negoziati. E magari si aprirà finalmente un tavolo dei leader, come spera Draghi. Il capo del governo non può che suggerire questa soluzione: un patto sui ministri, su chi farà il presidente del Consiglio, sulla formula migliore per il governo, ma totalmente costruito e gestito dalle forze politiche. Il confronto dettagliato con il premier partirebbe solo in un secondo momento. Con lui al Quirinale e non più a Palazzo Chigi. C’è una linea rossa che ha fissato Draghi ed è questa, ribadita ancora ieri ai leader. «Le forme della Costituzione vanno rispettate». È il presidente della Repubblica ad avere la prerogativa di indicare un presidente del Consiglio e di nominare su sua proposta i ministri. Questo non vuol dire che non sia stata manifestata totale disponibilità da parte dei collaboratori del premier alle richieste di ministeri e sottosegretari di Lega, Italia Viva e Coraggio Italia. Una trattativa sotterranea c’è da settimane e continuerebbe, anche se Draghi dovesse salire al Quirinale, nei giorni naturali della crisi.
Ci sono ancora degli ostacoli da superare, però. Molto più difficili del coro di no alla candidatura del premier che quotidianamente viene raccolto in Transatlantico. Uno su tutti è il veto di Silvio Berlusconi. Confermato al telefono, a quanto pare, anche a Matteo Salvini. Qualcosa però non torna. Da due giorni Palazzo Chigi smentisce che ci sia stata una telefonata di Draghi all’ex premier, ricoverato all’ospedale San Raffaele. Risulta che ci sarebbero stati dei tentativi andati a vuoto, e uno scambio di messaggi tra collaboratori. Ma perché Berlusconi risponde al telefono a Salvini e non a Draghi?
Pages: 1 2