Il Quirinale e il Mattarella fuggente che tutti acclamano

Ugo Magri

Le 125 schede con su scritto il nome di Mattarella ricordano per certi versi l’ultima scena de L’Attimo fuggente, quando gli studenti si ribellano agli ordini e salgono in piedi sui banchi per congedarsi dal professore che se ne va. Diversamente da Robin Williams, il presidente della Repubblica non è stato cacciato, anzi proprio lui ha scelto di auto-escludersi dalla corsa alla successione. Però l’insistenza a sostenerlo comunque, contravvenendo alle direttive dei rispettivi partiti che volevano scheda bianca, segnala almeno due circostanze. Anzitutto sarebbe sbagliatissimo trattare il Parlamento come un «parco buoi» (espressione coniata nel 1993 da Bettino Craxi), perché la sua base è ancora in grado di dare sorprese; insomma, un avviso ai naviganti. Indica inoltre che per molti «grandi elettori» Mattarella rappresenta un modello da cui faticano a separarsi. Di più: quasi un santo protettore vista l’immaginetta che circola in Transatlantico di san Sergio con l’aureola intorno alla fronte e la formula propiziatoria «Ovunque proteggimi». E pure questo dovrebbe far riflettere chi conduce le trattative sul Quirinale.

Di qui poi a immaginare che, sull’onda dell’affetto manifestato dai «peones», soprattutto Pd e Cinque stelle, Mattarella possa tornare sui suoi passi concedendosi al bis, sul Colle nessuno lo crede. Ancora ieri mattina, mentre il Parlamento votava, il presidente veniva ripreso in un video mentre sovrintendeva personalmente al suo trasloco: mobili prelevati nei giorni scorsi dalla casa di Via Libertà a Palermo e scaricati nell’appartamento preso in affitto dalle parti della Salaria, strategicamente collocato tra le abitazioni dei figli. A 80 anni i piani di vita non si fanno e disfano come quando si è giovanotti, tornare indietro sarebbe un problema. Del resto, a chi bazzica il Quirinale non è sfuggito che i Corazzieri stanno già facendo le prove per accogliere il nuovo inquilino. La Lancia Flaminia presidenziale ha controllato la tenuta delle gomme e dei freni in vista delle prossime cerimonie. Lo scambio delle consegne è dietro l’angolo.

A volte Mattarella dà quasi l’impressione di non voltarsi indietro per rispetto della parola detta più volte, pubblicamente. Insomma per non contraddirsi, in omaggio alla coerenza. Sbagliato però considerarlo un punto d’onore o, se si preferisce, un puntiglio. Semmai è un prendere atto della realtà; l’atteggiamento del presidente discende da ragioni oggettive che tali resterebbero perfino se – per assurdo – domani cambiasse idea e finalmente si dichiarasse disponibile a un secondo mandato facendo felici i suoi supporter. La prima ragione è che il centrodestra per ora non lo vuole. Ferocemente contraria Giorgia Meloni, com’è nel suo temperamento. Altrettanto ostile Matteo Salvini. Mancano dunque le premesse per un appello corale dei partiti, al di là degli schieramenti, condizione necessaria perché Mattarella possa quantomeno rifletterci. Ma c’è dell’altro.

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