Quirinale, sul tavolo restano le carte Casini e Draghi. Gli sms di Casellati ai leader del centrodestra: «Votatemi»
Il ministro degli Esteri, oltre a contestare il fatto che «stiamo bruciando alti profili verso i quali serve rispetto», ha avvertito del rischio di un passo falso che farebbe «saltare il governo e ci porterebbe al voto». Così si è rivolto a Salvini e Conte (arroccato vanamente su Mattarella), usando le parole di Draghi. Perché è su Draghi che si ragiona, ora che i leader si trovano a corto di candidati e munizioni. «C’è Draghi in campo», dice Renzi, nonostante il premier — a suo giudizio — abbia «commesso vari errori anche per responsabilità dei suoi collaboratori». «C’è Draghi», ripete Letta per una volta in sintonia con l’acerrimo rivale. «C’è Draghi», sussurrano persino i leghisti più vicini al Capitano. Figurarsi Giorgetti e i governatori, che danno appuntamento alla sesta chiama.
Si vedrà se Berlusconi farà il passo, dopo il colloquio con l’ex presidente della Bce. Se la posizione di Forza Italia, formalmente «non mutata», sia stato solo un gesto rispettoso verso Salvini. Il capo della Lega è chiamato alla decisione: sul tavolo sono rimasti i nomi di Draghi e di Casini. E Salvini al termine di una giornata trascorsa a fare casting, è parso orientato nella scelta: «Il mio obiettivo è tenere unito il centrodestra e la maggioranza di governo». Non è che ci sia molto spazio per la fantasia.
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