Guerra o pace: in Ucraina sceglierà Putin

Stefano Stefanini

A metà dicembre la crisi ucraina è passata dalla cottura a fuoco lento all’ebollizione con l’ultimatum russo di due trattati con Usa e Nato. È diventata crisi fra Russia e Occidente (Usa, Nato e Ue), oltre che fra Mosca e Kiev. I russi non si accontentavano di discuterne a voce. Volevano risposte scritte. Ora le hanno ricevute da entrambi. Non potevano che ripetere il no orale alle richieste russe e la proposta di un negoziato sulla sicurezza di tutti – della Russia che teme di essere minacciata dalla Nato, ma anche dell’Ucraina che è minacciata dalla Russia. Non sappiamo il contenuto delle risposte scritte, se non che confermano l’offerta di negoziare reciproche misure di controllo e riduzione armamenti, in particolare sui missili con testate nucleari a medio raggio, e altre misure di de-escalation militare in Europa. Più dello scritto sarebbe interessante sapere cosa si sono detti a voce americani e russi negli incontri bilaterali – se si sono detti qualcosa che vada appena al di là delle posizioni ufficiali. Perché, fermo restando il no alle richieste russe, un percorso negoziale esiste.

Lo si può immaginare in tre stadi collegati: il primo è appunto quello di negoziati su forze nucleari intermedie e convenzionali, cui bisognerebbe aggiungere lo spazio extra-atmosferico un codice di condotta cyber; il secondo l’avvio, o ripresa via Consiglio Nato Russia, di un permanente dialogo di sicurezza con la Russia che possa poi sfociare in una nuova architettura di sicurezza europea; il terzo, il più difficile, riguarda il rapporto Russia-Ucraina. L’accordo Minsk II è un punto di partenza ma va aggiornato (è del 2015). Nulla vieta poi all’Ucraina – una volta sollevata dalla minaccia russa – di rinunciare alla Nato barattando neutralità per indipendenza e sicurezza. Con le garanzie del caso, beninteso. Ma lo deve fare l’Ucraina, non la Nato o gli Usa. Intanto però Mosca continua ad alzare la temperatura militare. Sta inviando (altre) truppe in Belarus per un’esercitazione militare congiunta – Determinazione Alleata 2022 – che schiererà dalla 60 alle 80mila unità. Lontano dal Donbas conteso ma a poco più di 300 km in linea d’aria da Kiev. Sta spostando verso il Mediterraneo un’ingente flotta, compresi mezzi da sbarco. La tenaglia intorno all’Ucraina continua a stringersi. Forse non sarà usata ma non è un bluff. E’ una pesante minaccia tesa a uno scopo. Le mete di Putin sono la zona d’influenza russa in Europa, il ritorno dell’Ucraina sotto l’ala di Mosca e il ritiro della Nato. La risposta americana apre prospettive negoziali che possono spingersi fino a metà strada: una stabilizzazione della sicurezza in Europa, meno truppe della Nato ai confini della Russia in cambio di meno truppe della Russia a quelli della Nato, un’Ucraina che sia libera di scegliere altre formule di sicurezza – per il momento, comunque, l’ingresso di Kiev nell’Alleanza è in altissimo mare. La Russia lo sta usando come pretesto. Le condizioni per negoziare dunque ci sono. Se negoziare è quello che Mosca vuole. Aspettiamoci due-tre settimane di diplomazia.

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