Presidente della Repubblica, a che punto siamo: lo scontro su una donna, i voti per Mattarella, i veti dei partiti

Il fuoco di sbarramento contro l’ipotesi Belloni accomunerà in serata Iv, FI, Centristi e Leu. È chiaro che se la responsabile del Dis venisse eletta, salterebbe il principio dell’elezione di un capo dello Stato dentro il quadro della maggioranza di governo: la condizione posta da Draghi per restare a palazzo Chigi. Ma non è questo il punto, perché la manovra non risolve i guai di Salvini e Conte, nè cambiano i nomi dei quirinabili in corsa. Velocizza piuttosto il processo di disgregazione dei partiti e degli schieramenti. L’attacco di Di Maio al capo del Movimento è l’anticipo di una scissione ormai in atto. E l’annuncio che d’ora in poi Forza Italia tratterà da sola, pone fine al centrodestra.

Tutto ciò allunga la serie delle votazioni, perché tutti sono a caccia di una soluzione in proprio. Perciò riparte la giostra dei candidati messi nel tritacarne e il vicolo cieco porta a cercare la scorciatoia in Mattarella. I forzisti, per esempio, ieri sera erano talmente spaventati che si sono schierati per la rielezione del presidente della Repubblica. Ma — pur ammettendo l’ipotesi — il capo dello Stato non avrebbe i voti di Salvini, che non ha intenzione di farsi sbranare dalla Meloni: sarebbe per lui la resa. E guarda caso nella Lega c’è chi confida che aumentino in Parlamento i voti a favore del capo dello Stato. Il dissennato uso strumentale di Mattarella si è visto ieri: scelto alla sesta chiama da 336 grandi elettori, è stato così esposto al gioco delle preferenze. «Ha preso meno consensi della Casellati», ha esclamato Malan per Fdi.

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«Ma non c’è nulla da inventarsi», ha commentato Renzi, che del gioco tattico ha dimestichezza: «I nomi in corsa restano Draghi e Casini. Certo, con lo stallo aumenterebbero le possibilità per Mattarella per effetto del fallimento di chi doveva fare il kingmaker». Il riferimento a Salvini era voluto, ed è l’arma di pressione per costringerlo all’accordo. Altrimenti, se si tornasse a Mattarella cosa direbbe agli elettori leghisti, dopo avergli promesso un «presidente di centrodestra?».

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