Vertice con Salvini, Draghi spiazzato dall’accelerazione su Belloni e dall’apertura di Letta
Ilario Lombardo
Mario Draghi difficilmente lascia trapelare le proprie emozioni, ma quando Matteo Salvini gli comunica che il nome di Elisabetta Belloni è quello su cui la Lega è pronta a orientarsi assieme al Pd e al M5S, il volto del premier lascia intuire subito tutto il suo stupore.
Il leader del Carroccio e il presidente del Consiglio vengono visti uscire uno dopo l’altro dalle parti di Via Veneto. Siamo al crepuscolo di una giornata infernale, con il girone parlamentare che ha già bruciato il nome della vicepresidente del Senato Maria Elisabetta Belloni, e con lei anche la credibilità della strategia del centrodestra.
Draghi attende di capire cosa succede. Salvini gli chiede un incontro per portagli la peggiore notizia che potrebbe aspettarsi. Gli comunica che non sosterranno il suo nome, annunciandogli che invece punteranno sulla coordinatrice dei servizi segreti, donna di grande prestigio, su cui Salvini è certo che convergeranno tutti i partiti. Sembra fatta, forse anche agli occhi del premier. Ma non è così.
Draghi torna a Palazzo Chigi adombrato. È chiaro il motivo per cui il nome di Belloni rappresenta un’insidia per il capo del governo. È stato lui a volerla a capo del Dis, il Dipartimento dell’informazione per la sicurezza, e la considera donna di assoluta fiducia. Candidarla al posto del premier, è una mossa maturata da giorni tra Movimento 5 stelle e Pd, poi condivisa con la Lega.
Draghi sapeva come tutti che era un nome autorevole, con un gradimento trasversale in tutti i partiti, ma non si aspettava la brutalità di un’improvvisa accelerazione. Rimane colpito soprattutto dal fatto che anche Letta sembra aver dato il via libera. Se ne vuole accertare. E così in serata, dopo che Salvini si intesta la scelta di una donna e Giuseppe Conte lo segue, per rivendicare di avere sempre sostenuto una candidatura femminile, il premier contatta il segretario del Partito democratico.
Draghi vuole capire cosa sta succedendo. Non sa che sin dall’inizio i dem condividono il nome di Belloni con Conte, assieme a Marta Cartabia e a Paola Severino. Belloni non è certo la prima scelta di Letta. L’ex premier sa che suona quantomeno inopportuno che il capo degli 007, seppur da soli sette mesi, diventi il primo presidente della Repubblica. «Ma è una donna e non potevo certo sottrarmi» è il senso della spiegazione che offre a Draghi.
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