Le condizioni di Mattarella
Inutile aggiungere che, nel tentativo di convincere Mattarella, nessuno dei leader dovrebbe azzardarsi a ipotizzare un mandato breve, una presidenza a termine con la data di scadenza stampigliata sulla confezione come gli yogurt: un paio d’anni sul Colle e poi finalmente a godersi la compagnia di figli e nipoti. Concertare con i partiti una durata diversa dai canonici sette anni sarebbe, quello sì, uno strappo intollerabile della Costituzione. Nemmeno Giorgio Napolitano, che per ragioni anagrafiche si sapeva poco propenso a concludere il secondo mandato, accettò di dichiarare in anticipo il come e il quando se ne sarebbe andato. Né si sarebbe lasciato strattonare. Ma c’è da chiedersi se questa condizione – che inevitabilmente Mattarella dovrebbe porre – verrebbe accettata dai segretari dei partiti, sempre ammesso che tutti insieme si presentino a chiedergli il sacrificio di trattenersi. E dovrebbero farlo stamane entro le 10 e un quarto oppure dopo le 11, perché nel mezzo è previsto che le più alte cariche dello Stato si presentino al Quirinale per il giuramento del nuovo giudice costituzionale, Filippo Patroni Griffi. Nella stessa sala, insieme con Mattarella, si ritroveranno altre figure di cui si è molto parlato come possibili candidati al Colle, a cominciare da Franco Frattini, neo-presidente del Consiglio di Stato, e da Giuliano Amato, che si appresta a diventare numero uno della Consulta: curiose coincidenze.
L’unica vera certezza, su cui scommettono quanti conoscono meglio il personaggio Mattarella, è che in caso di bis mai tratterebbe i partiti con la stessa sferzante severità con cui Napolitano si rivolse loro, nella celebre reprimenda di nove anni fa dopo aver accettato la richiesta di bis: anche perché di mortificazioni le forze politiche ne hanno già incassate abbastanza. Pure stavolta se lo meriterebbero, ma infierire sarebbe tempo perso.
LA STAMPA
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