Belloni si prende la pole ma Casini resta in gioco
Si restringe il campo dei nomi per il Quirinale. Fuori il presidente del Senato Elisabetta Casellati, impallinata dai franchi tiratori (71 solo del centrodestra), si accelera su Elisabetta Belloni: il capo del Dis sarebbe il punto di caduta in un accordo tra Conte, Salvini e Letta. È il leader della Lega che annuncia la svolta rosa: «Sto lavorando per una donna in gamba».
Ecco l’identikit che porta al nome di Belloni. La mossa di Salvini fa schizzare, nel borsino del toto-Quirinale, le quotazioni del numero uno dei Servizi Segreti che in una corsa a ostacoli, nel tratto finale, supera il premier Mario Draghi e l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Matteo Renzi si sfila: «Diremo no a Belloni». Il no arriva anche da Fi. Nel vertice di centrodestra si studiano le opzioni: Fi punta su Casini ma la Lega dice no. Giovanni Toti è per Draghi o Casini. Ma da Fdi le ipotesi vengono cassate. Altra donna su cui si ragiona è l’ex ministro della Giustizia Paola Severino. Resta in pista il Guardasigilli in carica Marta Cartabia che anche nelle ultime due votazione raccoglie consensi. Nome gradito a una parte di Forza Italia. Ma c’è chi avanza dubbi sull’uscita di Salvini – «una mossa per alzare il prezzo nella trattativa con Draghi», rivela al Giornale un parlamentare di Fi.
Quella di Draghi resta un’opzione ancora molto forte sul tavolo. Però c’è un ostacolo: la partita va chiusa entro oggi. Più si allungano i tempi e più si riducono le chance di un trasloco dal capo del governo da Palazzo Chigi al Colle. Ieri sera, dopo il vertice Letta-Salvini-Conte, rimbalza per alcune ore un altro schema: Casini a Palazzo Chigi, Draghi al Colle. Un’operazione che non avrebbe avuto il via libera da parte del futuro inquilino (Draghi) del Colle. E il mancato accordo sul futuro assetto di governo avrebbe spinto il segretario del Carroccio a virare su Belloni. Sono le ultime fiammate tattiche, per portare a casa un accordo con il maggior vantaggio politico. Casini resta in corsa. Sia per Chigi (per il dopo Draghi) che per il Colle. La strada che porta all’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini al Quirinale è stretta. E serve del tempo – spiega un senatore della Lega – a Matteo Salvini per far digerire la decisione al partito. Su Casini c’è un via libera quasi unanime da parte dei centristi e di Forza Italia. Casini potrebbe essere l’ultima carta da giocare prima che i leader vadano in processione al Colle per convincere il presidente della Repubblica al bis. Mattarella è la prima scelta di Silvio Berlusconi e della pattuglia azzurra vicina al ministro del Sud Mara Carfagna.
Sull’ipotesi del bis del capo dello Stato uscente iniziano a muoversi anche nel fronte del centrosinistra. Il secondo bis negli ultimi 10 anni sarebbe un precedente pericoloso, nonostante la valanga di voti per il capo dello Stato nella sesta votazione. E dunque la carta Mattarella viene considerata come ultima soluzione. Si forzerà fino alla fine su Draghi, Belloni o Casini. Nel Pd c’è l’area dei franceschiniani che lavora per Casini. La corrente Base riformista che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini è in campo per Draghi. Dal fronte di Forza Italia fanno trapelare che «Salvini e Letta vogliono Draghi».
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