Le macerie dei partiti
Ma i conti sono ormai aperti anche nel cosiddetto «fronte progressista», come ha voluto ribattezzare il centrosinistra Giuseppe Conte. Cosa unisca ancora un pezzo del Movimento Cinque Stelle al Pd e agli altri partiti dello schieramento è ormai un mistero. Il partito che aveva vinto le elezioni del 2018 è una galassia indecifrabile, una somma di tanti progetti politici e personali. Il suo leader, insediato da pochi mesi, vive di nostalgia, talmente forte da farlo riavvicinare al nemico Matteo Salvini. Ostacolare l’azione di Mario Draghi sembra diventato il suo unico orizzonte. Toccherà a Enrico Letta verificare e chiarire se le condizioni per stare insieme ci sono ancora: se c’è un progetto, un’idea comune di Paese. Un chiarimento utile a tutti, anche alle ribollenti anime interne del Pd che pure ha saputo controllare.
Siamo al secondo grande fallimento dei partiti in questa legislatura. Incapaci di tenere in piedi un governo e di eleggere un nuovo presidente della Repubblica. Ma soprattutto incapaci, al di là degli slogan e delle illusioni, di guidare l’Italia in emergenza e di indicare una prospettiva ai suoi cittadini. Forse le macerie di questi giorni possono essere un punto di partenza per una riflessione radicale. Per cambiare finalmente se stessi: in termini di leadership, programmi, alleanze, serietà e responsabilità negli atteggiamenti e nella comunicazione. Non siamo molto fiduciosi, ma sappiamo tutti che è una condizione indispensabile per non ritrovarsi dopo il voto, manca solo un anno, nella stessa identica situazione. Un anno in cui l’Italia avrà ancora, per fortuna, l’ombrello protettivo di Mattarella al Quirinale e di Draghi a Palazzo Chigi. Il governo presieduto dall’ex presidente della Bce ha, dopo questi giorni, la possibilità di coltivare con maggiore determinazione i suoi obiettivi, senza restare prigioniero dei giochi e delle resistenze della sua ampia e variegata maggioranza. L’unica stella polare può essere solo il bene del Paese. Ma un anno passa in fretta. Al sistema politico resta il dovere di non sprecare questa ultima occasione.
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