Sanremo 2022, il meglio e il peggio della seconda serata
Alice Castagneri
Irriverente, scorretto il giusto. Checco Zalone, il comico «del popolino» che sta «con la gente vera» le azzecca tutte. Racconta la favoletta sul trans innamorato, veste i panni del rapper Ragadi e poi quelli del virologo Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano. Il mondo Lgbqt, la scena rap e la virologia. Gli sketch del comico pugliese straripano di attualità. La fiaba «scorretta» è la storiadi Oreste, trans brasiliano che viene invitato al ballo a corte. È colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un «cliente affezionato» di Oreste. «Stiamo facendo servizio pubblico», graffia Zalone. Poi rilegge Mia Martini con «Che ipocrisia nell’universo» e conclude con l’ennesimo doppio senso: «Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus».
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Nei panni del rapper Ragadi – uno, un po’ in là con gli anni – canta il disagio del «poco ricco». Suona «con evidenti sofferenze, i demoni del passato che ritornano», sin dalla seduta al pianoforte su un cuscino a ciambella. «Non sono nato povero, sono poco ricco», rappa. È il disagio di chi «ha la Playstation 2 quando già c’era la tre», o «vede le insegne di Prada, ma sente una voce amara che dice Zara», «compra i croccantini per il cane Bracco da Cracco», ha «la madre devastata perché in casa ha una sola filippina”, e «un padre eccezionale che va a puttane dentro il Bosco verticale” e pensa “il duomo lo compro io, si può sfrattare Dio».
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Infine, è il virologo cugino di Al Bano. «Pensavo di lasciare la virologia e aprire una carrozzeria», poi è arrivato il Covid. «Questa pacchia, purtroppo sta per finire». Canta Pandemia ora che vai via mentre sullo sfondo appaiono Bassetti, Pregliasco, Burioni e Crisanti.
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