Il nuovo patto per rifondare la democrazia
Massimo Cacciari
Nessun giuramento più sincero di questo – e nessuno più rassicurante e cortese nei confronti di forze politiche e Parlamento. Quieta non movere et mota quietare – c’è bisogno di tradurre? Che sia accaduto qualcosa di simile nel 2013 chi più lo ricorda? Che un Presidente ancora vivo (tanti, tanti auguri carissimo Giorgio) avesse allora denunciato con parole di fuoco gli errori, le omissioni, le irresponsabilità che lo avevano costretto a un mandato bis, tamquam non esset, come non ci fosse mai stato. La forma è salva – nulla vieta la rielezione del Presidente, magari anche per la terza e quarta volta. Nulla vieta che il presidente del Consiglio e il suo governo legiferi attraverso decreti. Nulla vieta che il Parlamento si riduca al luogo in cui questi si convertono, magari a colpi di voti di fiducia.
Nulla vieta che lo “stato di emergenza”, previsto finora solo da norme di carattere amministrativo, perduri all’infinito senza che alcun criterio venga indicato per porvi fine. La Costituzione è stata “custodita” e tanto basta. Sì, sarebbe augurabile che le forze politiche fossero un poco più “rappresentative”, che andasse a votare magari il 51% dei cives, che vi fossero governi meno di “salute pubblica”, in grado di esprimere qualche convergenza strategica, ma occorre avere pazienza. C’è Draghi, c’è la fiducia dell’Europa (almeno fino agli imminenti esami), c’è il Pnrr da portare avanti. Le riforme che Napolitano invocava e che non si sono mai viste neppure da lontano possono ancora attendere, come già attendevano da vent’anni allora. Speriamo intanto – grande risorsa la speranza, e quando questa, come per il presidente Mattarella, è fondata sull’altra virtù teologale, la fede, la sua forza può essere davvero trascinante.
Speriamo, dunque, che il Pnrr serva anche al welfare sociale, cioè ad asili, scuole, ricerca, salute – speriamo, poiché dai dati disponibili non sembra proprio fare la parte del leone. Speriamo di passare dall’ultimo al penultimo posto in Europa per l’occupazione giovanile, il precariato di massa, i tassi di occupazione delle donne. Applausi al Presidente che lo ha ricordato. Eppure le esperienze almeno dell’ultimo decennio – due Presidenti “prorogati”, non ricordo più quanti presidenti del Consiglio cortesemente “proposti” dai suddetti Presidenti a forze politiche e Parlamento e quanti governi di emergenza – dovrebbero suggerire alcune riflessioni di ordine più generale. Chi è il Custode della Costituzione? Quella presidenzialistica è una “deriva” o una via da percorrere con consapevolezza e razionalità? Che significa “custodire” la Costituzione? Il puro rispetto della sua lettera? O ne esiste uno spirito, che ne ordina secondo una gerarchia di valore gli articoli? Per fare un esempio di moda: che cosa davvero intendeva il costituente quando, dopo aver stabilito la possibilità di imporre per legge un trattamento sanitario aggiungeva “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”? Io non credo si limitasse a intendere proibire esperimenti in corpore vili.
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