“Basta idiozie sul vaccino: ecco perché serve anche agli under 5”

Non è che non si è fatto abbastanza per tranquillizzare i genitori?
“All’inizio tra i genitori c’era veramente paura, questo anche perché circolavano le varie fake news e anche i miei colleghi, non pediatri, non hanno aiutato. Molti dicevano che il vaccino ai bambini non serve. Ora per fortuna si sono ricreduti, ma all’inizio hanno contribuito a instillare il dubbio. Poi, mi scusi la parola, sono state dette delle idiozie allucinanti, che bisogna vedere se poi avrebbe avuto degli effetti sulla pubertà, eccetera. Il problema è che se lo dice un personaggio che ha una visibilità televisiva, per quanto smentito con evidenze scientifiche, si insinua il dubbio nelle mamme, perché comunque ha parlato un medico. Adesso, questa fase di paura è calata e sono più che altro le difficoltà di carattere organizzativo dovute alle regole sulle quarantene a frenare le vaccinazioni nei bimbi”.

Secondo un report dell’Aopi, l’associazione ospedali pediatrici italiani, dei neonati ricoverati in terapia intensiva 7 su 10 sono figli di no vax e nella fascia di età vaccinabile sopra i 5 anni, il 76% dei ricoverati non ha ricevuto il siero. È così?
“Sì, purtroppo si è vista questa relazione nei piccolissimi. Ed è per questo che ne approfitterei per lanciare un appello alle donne incinte di prendere in considerazione la vaccinazione. Abbiamo avuto anche bambini sotto i 14 giorni di vita ricoverati per una bronchiolite da virus respiratorio sinciziale che poi sono risultati positivi al Covid. E sappiamo che quando più virus si alleano non è mai un bene per il bambino. Poi, vaccinandosi la madre trasmette una quota di anticorpi IgG attraverso la placenta. E per le donne vaccinate un’altra cosa importante è allattare, perché si è visto che una parte minimima di IgA, le immunoglobuline protettive, passa con il latte materno: un’arma in più a disposizione del bambino per combattere virus”.

Le è mai capitato qualche caso di genitori No Vax di bambini ricoverati che poi si sono ricreduti sul vaccino?
“Purtroppo no e da noi, al Bambino Gesù, c’è ne sono tanti. Nonostante i bambini ricoverati stiano male, non fanno nessun passo indietro, c’è proprio una sorta di annebbiamento, di rifiuto nell’accettare il ruolo del vaccino come salva vita. Anzi, li vedo ancora lamentarsi di dover mostrare il Green pass quando vanno al bar a prendere un caffè, considerandola una limitazione della libertà e negando la realtà dei dati. La prova è il fatto che l’incidenza sia più bassa nella fascia degli over 80, proprio dove la percentuale di vaccinati è maggiore. Ma anche davanti all’evidenza e scottandosi la mano, come si suol dire, restano convinti”.

Al di là dei rischi immediati di ammalarsi di Covid per i bimbi a far paura sono gli effetti a lungo termine, che si sviluppano anche negli asintomatici.
“Il bambino è esposto al Long Covid come l’adulto. Essendo però la maggior parte degli adulti coperti dalla vaccinazione, sono proprio i piccolissimi a rischiare le complicazioni a lungo termine, come persistenza di sintomi respiratori, difficoltà dal punto di vista neuropsicologico, difficoltà nell’addormentamento, dell’attenzione, un rischio di Mis-C, che è molto elevato nella fascia pediatrica tra 7-8 anni. E che si riscontra, appunto, anche nei bambini sani con un decorso del tutto asintomatico o paucisintomatico della malattia. Proprio nel giugno scorso mi è capitato un caso di una bambina di cinque anni con genitori vaccinati. Arriva da noi in ospedale con febbre altissima, fa il tampone, ma risulta negativo. Non riuscendo a capire cosa avesse, le facciamo anche un test sierologico. Si scopre che aveva contratto il Covid e che, nonostante lo avesse avuto in forma asintomatica, a distanza di mesi si era sviluppata la malattia multisistemica, una malattia per cui il 70% dei casi richiede l’ospedalizzazione. Un rischio che invito a considerare quando si valuta se vaccinare o meno i propri bimbi”.

IL GIORNALE

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