Tragicommedia di un non partito con un non statuto e soprattutto un non leader
Con un’alzata di spalle l’avvocato, dedito a scrivere di suo pugno, mesi di bozze, riflessioni, consigli rifiutati, lo statuto della sua incoronazione, liquidò il fatal ricorso: “Facciano pure”. E il tribunale di Napoli ha fatto: leadership sospesa, azzerate le norme, un vero casino. Non solo il presidente, ma anche i vice, i comitati, compreso quello di garanzia e lo statuto stesso. Mica male, nel giro di 48 ore i due principali duellanti, si ritrovano senza incarichi di partito, il partito senza guida, perché – udite udite – non può neanche tornare il mitico Vito Crimi col mitico direttorio, ma – avvocà, carta canta – tocca a Grillo, unica carica in campo. Almeno così pare, dopo un pomeriggio in cui i primi a non capire il famoso “adesso che succede” sono proprio loro, ci vorrebbe proprio un avvocato di quelli bravi. Anche se, dopo approfondita riunione a casa dell’avvocato, il reggente che fu, Crimi, annuncia che Conte sarà rivotato a breve, con tanto di sberleffi in tempo reale della Casaleggio associati su questo spettacolo.
Chissà, litigheranno anche su questo. Nel frattempo si è capito che Grillo dovrebbe indire – occhio al gioco di parole – una nuova votazione, bene, per un direttivo, bene, ma col vecchio statuto, ecco. Insomma, abbiamo scherzato, ed effettivamente una risata li seppellirà, anzi li sta seppellendo, sempre meglio che piangere: a prenderla sul serio, è una tragedia a pensare a questo circo come al partito di maggioranza relativa che, nella sbornia collettiva, ha espresso per anni la guida del paese, e qualcuno li vota ancora. E qualcun altro parla di “campi larghi”, non da arare per trovare loro un’occupazione degna, ma politici per riportarli al governo a scrivere leggi, norme, decreti per sessanta milioni di italiani, altro che statuti. Ma veramente ridiamo per non piangere…
L’HUFFPOST
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