Le Foche: «Lo stop alle mascherine è un segnale di rinascita. Ma adesso serve prudenza. L’ultima fase è decisiva»
di Margherita De Bac
L’immunologo: teniamo le protezioni in tasca, il virus resterà
Venerdì 11 febbraio, giornata del sorriso. È il sorriso di chi dopodomani uscirà di casa senza il bavaglio della mascherina e potrà mostrarsi a viso scoperto. Propone di festeggiare il ritorno alla normalità «facciale» Francesco Le Foche, immunologo clinico dell’università Sapienza: «È la vittoria del sistema immunitario adattativo che, armato dai vaccini, dall’immunità naturale e da ambedue insieme, ci protegge dal virus e ci lascia liberi di circolare».
Come vivrà lei personalmente questa nuova prima volta?
«Voglio sorridere a tutti quelli che incontro. Sarà bello riconoscere al volo gli amici senza dover scoprire la loro identità soltanto chiedendogli: e tu chi sei?».
Dimenticare la mascherina?
«Sì, dimentichiamola, ma teniamola in tasca, pronti a sfoderarla in
caso di assembramenti e, naturalmente, per entrare al chiuso dove ancora
vige l’obbligo».
Non sarebbe prudente però per le persone fragili continuare a proteggersi?
«Sono certo che dopo due anni di un’esperienza così traumatica
consigliare prudenza sia superfluo. Sono comportamenti che ormai abbiamo
nel sangue e vengono spontanei. Credo che, per forza d’abitudine,
vedremo ancora girare parecchie persone con la mascherina, un oggetto da
non demonizzare. Ha salvato milioni di cittadini, ci ha insegnato il
rispetto degli altri».
È la vittoria del sistema immunitario, quindi?
«Sì, grazie ai vaccini il sistema immunitario si è adattato a rispondere al virus che pure si è riproposto a più riprese sotto forma di nuove varianti».
Rischiamo qualche contagio all’aperto rinunciando a imbavagliare bocca e naso?
«Niente è da escludere del tutto, ma essere contagiati all’aperto, se vaccinati con tre dosi, è davvero un evento eccezionale».
Via la mascherina, è il momento opportuno?
«I contagi sono in calo, l’epidemia sta velocemente scendendo,
altri Paesi hanno già fatto decadere quest’obbligo. Parlo di Gran
Bretagna, Danimarca, Spagna e Francia. Con la mascherina diciamo addio
al simbolo di una fase critica, nera, della nostra vita. È un segnale di
rinascita e ripresa, sul piano morale è un ricostituente».
Però la variante Omicron non è scomparsa.
«No, però il suo obiettivo è restare con la specie umana senza
minacciarla. Questo virus è il ponte tra la pandemia e l’endemia. Se sapremo gestire bene questa ultima fase, saremo arrivati alla fine».
I bambini fino a 11 anni sono i meno vaccinati. Forse per loro le mascherine indossate all’aperto hanno ancora una funzione?
«I bambini più piccoli, mi riferisco a quelli di 3-5 anni, hanno
finalmente il diritto di vedere il mondo così com’è. Sono cresciuti
immaginando che la realtà fosse fatta di facce coperte a metà, prive di
bocca e naso. Devono poter guardare la vita vera».
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