La politica è morta, lunga vita alla politica
La politica è morta. Sin dalle piccole cose. Per arrivare alle grandissime. Nel diventare amministrazione di condominio, la politica è morta. Nello scappare dalle responsabilità, la politica è morta. Nella rielezione dello stesso capo dello stato per incapacità di esprimere un altro candidato autorevole e condiviso, la politica è morta. Nel non sapere cosa fare. Nell’eterna fuga. Nella propaganda giornaliera, la politica è morta. Nella mancanza di programmi, la politica è morta. E la politica è morta con i premier tecnici. E con i tecnici che dettano legge. Nella crisi dei partiti. E nei partiti azienda. Nei comici che si fanno politici. Nella semplificazione del mondo. Nell’incapacità di fare riforme, la politica è morta. E nell’impossibilità del dialogo. E nell’ipotesi di mettere il capo dei servizi segreti a capo dello stato. Con il populismo, la politica è morta. Con i salvatori della patria, la politica è morta. Con la tecnocrazia, la politica è morta. Con il taglio dei parlamentari. Nell’incapacità di decidere, la politica è morta. Nel dominio degli algoritmi e nello strapotere dei social, la politica è morta. Nei patti di ferro, nella mancanza di scelta, nella mancanza di fantasia la politica è morta.
Nel girare a vuoto, la politica muore ogni giorno. Nella palude burocratica, la politica muore. Nella vertigine ideologica. Nell’ossessione identitaria. Nel vuoto di speranza, muore la politica. Nella dittatura del presente, la politica muore ogni santo giorno. Nel rincorrere interessi particolari, nel farsi sindacato, nell’incubo del consenso a tutti i costi, muore ogni giorno la politica. Con gli avvocati del popolo, con la fine della storia, con il poraccismo, muore la politica. Con i capitani di ventura, con i simboli religiosi, con il dogmatismo. Con le dichiarazioni stampa in piazza. Muore la politica per mancanza di coraggio. Con la spesa corrente che annulla gli investimenti, con la mancanza di prospettiva, la politica è morta. E la politica muore ogni giorno dimenticandosi dei nostri figli. E dei figli dei nostri figli. Abbandonandoli al loro destino. La politica muore se non scrive più il destino. Per noia, per pigrizia, per inerzia. Senza patria la politica muore.
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