Open, le accuse: a Renzi 549 mila euro «per beni e servizi», alla Fondazione 7 milioni di euro

di Fiorenza Sarzanini

La Procura chiede il rinvio a giudizio del leader di Italia Viva insieme a Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai

desc img

È accusato di aver preso tre milioni e mezzo di euro in quattro anni attraverso la Fondazione Open. «Un finanziamento illecito», secondo la procura di Firenze, perché Open era «di fatto di un’articolazione politico organizzativa del Pd» e le somme «servivano a sostenere l’attività politica dei suoi appartenenti». Nel giorno in cui la Procura chiede il suo rinvio a giudizio insieme a Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, Matteo Renzi parte all’attacco dei magistrati: «Li denuncio, non mi fido di loro».

«Soldi, beni e servizi»

L’udienza preliminare è fissata per il 4 aprile. In quella sede tutti gli imputati dovranno difendersi per aver «ricevuto contributi in denaro tra il 2014 e il 2018, in violazione della normativa, per sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana del Pd», ma anche «contributi in forma indiretta consistiti in beni e servizi, acquistati dalla Open».

La Fondazione è la cassaforte che ha sostenuto la scalata di Renzi da sindaco di Firenze a presidente del Consiglio. Nell’arco dei suoi sei anni di vita, dal 2012 al giugno 2018, ha raccolto oltre sette milioni di euro. La Procura contesta circa tre milioni e mezzo di contributi ricevuti dal novembre 2014 al giugno 2018, quando la Fondazione venne liquidata. Secondo l’accusa della Procura guidata da Giuseppe Creazzo «la Fondazione agì come articolazione di partito e Renzi come direttore di fatto».

Spese per 549 mila euro

Agli atti dell’inchiesta ci sono le spese sostenute negli anni da Renzi e dai suoi collaboratori, dai cellulari ai biglietti del treno, dai taxi ai ristoranti e agli hotel. Le spese maggiori sono state quelle relative alla kermesse annuale della Leopolda. L’accusa contesta a Renzi di aver usufruito di «beni e servizi» per quasi 549 mila euro. Alcuni contributi sarebbero stati usati da Open anche per finanziare la «Campagna per il sì al Referendum».

Bianchi, assistito dall’avvocato Fabio Pinelli, è invece ritenuto il «collettore» dei finanziamenti arrivati alla Fondazione sfruttando il ruolo politico di Lotti per agevolare le imprese «amiche» con l’approvazione di emendamenti e norme. Per questo i pubblici ministeri hanno deciso di inserire la Camera dei deputati tra le parti lese.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.