La notte del Quirinale e la «ragion di Stato» che chiude la vicenda Belloni

Ma ci sarà un motivo se il sottosegretario con delega ai Servizi è dovuto intervenire due volte in pochi giorni, per dire che «su certe cose non si può giocare». Anche ieri, e sempre per «ragion di Stato», Franco Gabrielli è stato costretto a rompere il riserbo che pure attiene al suo incarico: un fatto senza precedenti, perché non ha precedenti quanto è avvenuto. Preoccupato di preservare il Dis, oltre che la persona posta al suo vertice, si è presentato a Porta a Porta per ribadire «la mia fiducia personale e quella di Mario Draghi» verso Belloni. E siccome in Transatlantico si erano sparse voci sul fatto che il capo del Dis avesse messo a disposizione il suo mandato, ha affermato che «non è mai stata in discussione la sua rimozione».

Di più. Gabrielli ha offerto una ricostruzione dell’ultima notte della corsa al Colle. Ha raccontato di essere stato «informato» dalla responsabile dei Servizi e di aver seguito «passo passo» la storia, rivelando che «l’ambasciatrice da grande servitrice dello Stato» ha vissuto gli eventi «con molto fastidio e con particolare partecipazione emotiva»: «Lei è stata vittima di questa vicenda. E ora bisogna imparare dagli errori». Per decrittare l’ultimo passaggio, viene utile l’intervista che Gabrielli aveva concesso giorni fa a Zapping: per il futuro «credo sia opportuna una limitazione dell’elettorato passivo per tutte le cariche che hanno un ruolo così importante». Era una regola non scritta della politica, che un gioco irresponsabile costringerà a trasformare in norma di legge. Per «ragion di Stato».

CORRIERE.IT

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