Draghi compie un anno. La partita più dura arriva ora
Nel frattempo, mentre al timone c’è forse l’italiano vivente più autorevole in campo economico, proprio in quel campo le cose si mettono male. Lo spread, che avevamo dimenticato, ha rialzato la testa. L’inflazione è schizzata a livelli preoccupanti. Il Pil a +6,5% va letto rispetto al crollo mai visto del 2020, quindi molto meno esaltante. Ma sopratutto il rincaro dell’energia e l’aumento enorme delle bollette dell’elettricità e gas stanno diventato un macigno che zavorra la ripresa economica. Le aziende sono in difficoltà, lo stanziamento annunciato fino a 7 miliardi è una soluzione temporanea, servono misure strutturali che però ancora non si vedono. Il governo d’emergenza nazionale rischia di trovarsi di fronte ad un’altra emergenza, quella economica.
In un anno SuperMario è un po’ meno super di prima. Ma lo standing del premier rimane elevato, il suo credito internazionale altrettanto. L’Economist ha incoronato l’Italia di Draghi come «il Paese dell’anno», le cancellerie sono rassicurate dalla sua presenza al timone dell’Italia. Tanto che da Bruxelles hanno fatto pressioni perché rimanesse a Palazzo Chigi e non traslocasse al Quirinale. Un traguardo a cui il premier non ha nascosto di ambire, contribuendo non poco a complicare la già complicata trattativa dei partiti. Con loro, Draghi intende mantenere il rapporto schietto fin qui tenuto: comanda lui. Non vuole certo farsi logorare nell’anno di campagna elettorale prima del 2023, scadenza naturale della legislatura.
IL GIORNALE
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