Crisi ucraina: l’Italia invierà alpini e bersaglieri

di Tommaso Ciriaco

I mille soldati italiani che la Nato si prepara a schierare nei battle group sul fronte Sud-Est dell’Europa fanno parte della fanteria e dei reparti meccanizzati del nostro esercito. E saranno utilizzati per l’attività di deterrenza, resa necessaria dall’escalation di Mosca nella crisi ucraina. La notizia della disponibilità italiana a rafforzare il contingente lungo il confine sud-orientale, anticipata ieri da Repubblica, si inserisce nel quadro di un crescente impegno che coinvolge le principali cancellerie europee. Ma chi sono i militari italiani che nei prossimi giorni potrebbero essere chiamati a recarsi in Ungheria – se il governo Orbán supererà alcune resistenze di queste ore – oppure in Bulgaria, che assieme a Slovacchia e Romania costituiscono il fronte su cui la Nato intende replicare il modello già applicato nei Paesi baltici? Si tratta di truppe già impegnate fino all’agosto 2021 in Afghanistan e ritirate la scorsa estate in seguito al disimpegno dagli Usa. L’altro “bacino” è quello dei militari attualmente presenti nella missione in Kosovo. Ancora più nel dettaglio: si tratta, come detto, della fanteria e dei reparti meccanizzati. Alpini e bersaglieri, in buona parte, che saranno impiegati in attività di addestramento: soprattutto esercitazioni congiunte nelle aree del confine sud-orientale. Lo scopo, come detto, è quello della deterrenza.

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