Non cediamo all’ansia di bruciare le tappe
Antonella Viola
Alcune regioni del mondo, tra cui l’Europa e gli Stati Uniti, stanno lasciando la fase più acuta della pandemia per avvicinarsi, si spera, ad una nuova fase di convivenza con il SARS-CoV-2. Il merito di questa situazione e delle previsioni positive per i prossimi mesi è dei vaccini che sono riusciti, anche di fronte ad una variante contagiosissima come Omicron, a limitare il numero di decessi e dei ricoveri. La speranza è quindi che il virus non cambi in peggio e che le vaccinazioni continuino a permetterci una gestione più o meno normale della società, consentendoci di rinunciare gradualmente anche a mascherine e green pass. Tuttavia, con l’arrivo del prossimo autunno, lo scenario potrebbe cambiare se, nonostante le terze dosi, non si riuscisse ad ottenere una protezione duratura. Un recentissimo studio effettuato negli Stati Uniti ha evidenziato come l’efficacia dei vaccini, anche con un ciclo di tre dosi, cali nel tempo. In particolare, lo studio ha osservato che l’efficacia della terza dose nell’evitare ai pazienti l’ospedalizzazione si riduce, dopo 4 mesi, dal 91% al 78%. Questo dato, che aveva già spinto Israele a iniziare la somministrazione della quarta dose di vaccino, suggerisce che il richiamo con un’ulteriore dose sarà necessario anche da noi, se non altro nei soggetti fragili, con tempi che andranno valutati sulla base del rischio epidemiologico.
L’altra ragione che non ci permette di dimenticarci di virus, mascherine e green pass è legato alla mancanza di un vaccino per i bambini sotto i 5 anni di età. Nell’ultima fase di questa nuova ondata, i bambini sono stati molto colpiti dal virus e gli ospedali pediatrici hanno sperimentato una pressione che non c’era stata in precedenza. Lo stesso è accaduto in altri Paesi, tra cui gli Stati Uniti, al punto che i medici avevano richiesto a gran voce che si accelerasse il processo di revisione e approvazione del vaccino Pfizer dedicato ai bambini tra i 6 mesi e i 4 anni. Tuttavia, i dati che Pfizer ha raccolto con il suo studio clinico dedicato a questa fascia di età non sono convincenti. Sebbene le due dosi di vaccino, con un contenuto di mRNA dieci volte più basso rispetto alle dosi per gli adulti, si siano dimostrate sicure, l’efficacia nel prevenire infezione e malattia è risultata bassa, particolarmente per i bambini tra i 2 e i 4 anni. Per questa ragione, Pfizer ha avviato una sperimentazione con una dose ulteriore, ma i risultati non saranno disponibili prima di aprile. L’agenzia regolatoria FDA ha quindi sospeso il giudizio sul vaccino e rimandato la decisione alla tarda primavera, quando saranno disponibili i nuovi dati basati su un ciclo di tre dosi. Questa è chiaramente una brutta notizia perché significa che i bambini di tutto il mondo non potranno essere protetti prima dell’autunno e sarebbero quindi nuovamente a rischio qualora il virus dovesse riprendere forza.
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